Giovedì 15 settembre: Ivan Lo Bello alla Summer School sull’impresa mafiosa. La sua testimonianza inchioda i partecipanti alle sedie dell’aula 3 della Facoltà di Scienze Politiche: la nomina nel 2006 a Presidente di Confindustria Sicilia, la determinazione e la sollecitudine con cui vive il suo delicato quanto cruciale ruolo, la scelta coraggiosa di estromettere dalla federazione tutti gli imprenditori rei di mancata denuncia dei loro rapporti con la mafia. Una scelta che rappresenta, simbolicamente e concretamente, una svolta nel mondo imprenditoriale siciliano e che fa propria “la necessità di spezzare quel legame tra Mafia e Impresa”, responsabile dell’inquinamento e della paralisi dell’economia isolana.

Lo Bello parla di condizioni sociali ed economiche: quelle che hanno favorito il prosperare della mafia e quelle che l’hanno scoraggiato. L’assistenzialismo, la depressione del mercato aperto in Sicilia, la politica che punta “alla massimizzazione a breve del ritorno clientelare”, da una parte; l’attività repressiva costante e strategica, la contrazione dei flussi della spesa pubblica, la rivolta del mondo imprenditoriale siciliano contro il parassitismo e il mercato chiuso, dall’altra.

Attesa e imprescindibile arriva infine una domanda sulla situazione lombarda. Lo Bello individua tre stadi nel processo di presa di coscienza, sociale ed istituzionale, della presenza sul territorio e della penetrazione mafiosa nell’economia: una prima fase di negazionismo (“A Milano la mafia non esiste”, la dichiarazione dell’ex-sindaco Letizia Moratti) a cui segue la presa di coscienza e, parallelamente, la volontà di salvaguardare la reputazione della città (‘Sì, ma Milano non è solo questo’, ancora Letizia Moratti, durante una puntata della trasmissione Annozero), per giungere poi alla fase del contrasto, dell’azione antimafia a tutti i livelli (“da Milano può partire la battaglia contro la criminalità organizzata”, l’auspicio del sindaco Giuliano Pisapia in apertura della Summer School).

Così fu in Sicilia, così oggi in Lombardia, così accade ovunque un’organizzazione mafiosa trovi terreno fertile per insediarsi. Secondo il presidente di Confindustria Sicilia, la Lombardia pare collocarsi a quello stadio del processo descritto (‘il problema esiste ma non bisogna parlarne’) che va superato il più velocemente possibile se non si vuole permettere che la ‘Ndrangheta consolidi ineluttabilmente la propria posizione. E guardando alla Sicilia, se è vero che historia magistra vitae, allora “alcuni silenzi di oggi sono ancora più colpevoli perché cancellano un pezzo di storia”.


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