Perchè #malabrianza, viaggio nella Brianza della ‘ndrangheta 

#1: Brianza, terra di ‘ndrangheta. La sfida di Salvatore Bellomo

#2: Desio, frazione di Melito Porto Salvo. Il coraggio di Lucrezia Ricchiuti

Il Nord Italia, e in particolare la Brianza, si è sempre accostata alla parola antimafia. La cultura del lavoro, la lontananza da particolari usanze e costumi, il rilevante benessere economico infatti sono sempre stati sbandierati dalla società, da amministratori locali e dalle istituzioni come elementi in grado di mantenere lontano qualunque fenomeno mafioso. Eppure la criminalità organizzata è riuscita a piantare le radici, sfruttando l’incapacità (o la non volontà) dei brianzoli di riconoscerla. L’antimafia delle parole ha dunque fornito un humus favorevole alle organizzazioni mafiose, che per decenni si sono nascoste dietro prese di posizioni come: “La mafia in Brianza non esiste, è solo al Sud, e comunque, finché si ammazzano fra di loro va bene”. Scavando più a fondo tuttavia si scopre come siano esistite voci “fuori dal coro”. Voci che, sfidando la diffidenza e l’ipocrisia, sono diventate simbolo dell’antimafia, non delle parole però, ma dei fatti.

erminio barzaghiA Giussano l’antimafia dei fatti ha un nome. Ed è quello di Erminio Barzaghi, sindaco negli anni ottanta. Simbolo di un’istituzione che ha reagito. Subito. Era il 30 settembre del 1983 quando Ambrogio Elli, titolare del mobilificio FEG, veniva rapito. Ancora un altro sequestro, dopo quello di Pierantonio Colombo, titolare di un’altra azienda giussanese, rapito il 23 dicembre del 1982 dalla malavita. Il giorno successivo al rapimento di Elli, Barzaghi organizzò una fiaccolata. Sfilarono 3500 persone. C’erano tutti. E a guidare questo corteo dalla piazza centrale della città fino allo stabilimento della ditta FEG, tutta l’amministrazione comunale. In prima linea contro la mafia. Parteciparono anche altri 30 sindaci della Brianza. La settimana successiva i rappresentanti comunali si riunirono in un convegno contro la criminalità organizzata, insieme ai prefetti di Como e di Milano. Da questa manifestazione sorse unanime la volontà di contrastare qualunque forma di criminalità in Brianza.

Oggi, ripercorrendo le strade di Giussano, ci guardiamo indietro e con fatica cerchiamo di immaginarci quella giornata. Senza riuscirci. E non perché non sappiamo come sia un corteo. Le sue voci. Le sue idee. Ma piuttosto perché la Brianza non è abituata a questo. Eppure Barzaghi ci riuscì. Fu l’unico sindaco, qui, ad esser riuscito a mobilitare un’intera cittadinanza. A portarla in piazza a manifestare il proprio dissenso. A gridare no alla mafia. Tuttavia l’eco di sfida di Barzaghi non durò a lungo. A partire dagli anni Novanta, infatti, il cambio di strategia delle cosche e il progressivo disinteresse delle amministrazioni a riconoscere i nuovi codici mafiosi hanno permesso alla ‘Ndrangheta di piantare le radici nel comune un tempo leader nel contrasto all’illegalità.

foto sindaco giussano Matteo RivaGiussano nell’Operazione Infinito del 2010 è tra i comuni protagonisti. Ma a differenza di Desio, l’amministrazione non è stata coinvolta. <<Avevamo da poco vinto le elezioni. Consiglieri e assessori erano stati eletti qualche mese prima- ci ha spiegato Marco Citterio, vicesindaco di Giussano nel 2010- Prendemmo subito provvedimenti riorganizzando i funzionari e rafforzando la nostra presenza sul territorio. Volevamo dimostrare che l’assenza di un’infiltrazione mafiosa nell’amministrazione era dovuta all’efficienza e al nostro buon senso. Dal 2009 ogni appalto, che supera i 100 mila euro, è direttamente trasferito in procura per accertamenti>>. Oggi, sindaco di Giussano è Matteo Riva. <<Contrastare la criminalità organizzata è al centro del nostro progetto. Un assessore si occupa esclusivamente di legalità. Ha il compito di promuoverla, soprattutto tra i più giovani. Quello che vogliamo è un lavoro costante nella lotta alla criminalità>>.

foto Elisa Grosso, assessore alla legalità di GiussanoGiussano, infatti, vanta da pochi mesi la presenza in comune di un assessore alla legalità, ruolo ricoperto dall’avvocato Elisa Grosso che con orgoglio ci spiega, in un nostro breve incontro, le iniziative promosse sul territorio. <<Collaboriamo con Libera organizzando conferenze e spettacoli. Ma non solo. Il nostro impegno è soprattutto attivo nelle scuole medie dove, affiancati dall’associazione Ius et Vis– di cui l’assessore fa parte insieme ad altri avvocati- simuliamo processi su varie tematiche. Soprattutto spaccio di droga, bullismo e lotta alla ‘Ndrangheta. Inoltre il nostro comune di recente ha aderito ad Avviso pubblico>>.

Prima di lasciare Giussano, percorriamo tutta via Milano, a pochi passi dal municipio. Qui, c’è una palazzina confiscata alla mafia che attende i 400 mila euro per la ristrutturazione. Una ristrutturazione necessaria prima della riassegnazione del bene alla società. Quella sana. Quella che era scesa in strada a gridare per la liberazione di Ambrogio Elli. Quella che Erminio Barzaghi aveva preso sottobraccio e a cui aveva insegnato per la prima volta il valore della parola Antimafia.

Settimana prossima parleremo di: Seregno

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