Sulla questione della commissione antimafia a Milano c’è al massimo un elemento di confusione, di disorientamento o di protezione corporativa dell’anima del consiglio. Questa la risposta di Stefano Boeri, assessore con delega all’Expo, sui dubbi usciti durante un dibattito a fine luglio sull’opportunità di istituire una commissione antimafia interamente consiliare. E visto che l’argomento è oscuro e confuso ai più, è arrivato il momento di spiegarlo, nel dettaglio. A che serve? Quali sono le proposte? Pregi, difetti e normative: cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.


Innanzitutto specifichiamo che una commissione comunale non può essere una commissione d’inchiesta. La sua funzione è preventiva, i fatti illeciti vengono perseguiti dalla Magistratura. Una città attenta, in ogni modo, deve avere il polso della situazione sulle questioni importanti che la impattano e visto che Milano ha il ciclo del cemento monopolizzato dalla ‘Ndrangheta ed è tra le prime cinque città per sequestro di beni confiscati alla criminalità organizzata, avere un occhio vigile sulla questione è fondamentale. Una commissione è una scelta politica del Consiglio comunale che ne decide la composizione e i possibili ambiti d’intervento: di seguito elenchiamo i più comuni che per scelta politica possono quindi essere ridotti o aumentati.

Funzione culturale: promuovere e incentivare una cultura antimafiosa in città, con dibattiti ed altre iniziative. In questo ambito rientra, eventualmente, il coordinamento di attività educative nelle scuole milanesi (in sinergia con la commissione e l’assessorato all’educazione).

– Funzione giuridica: studiando i casi già avvenuti di penetrazione della criminalità organizzata negli appalti e nei bandi della pubblica amministrazione trovare gli accorgimenti ai regolamenti per rendere più difficili tali infiltrazioni. Le proposte elaborate in commissione, ovviamente, saranno poi votate in consiglio comunale.

– Funzione di indagine: verificare che negli appalti attuali del Comune di Milano non ci siano collaborazioni sospette di società con capitali illegali. In quanto non è una commissione d’inchiesta, eventuali scoperte verranno segnalate all’organo preposto: la magistratura. E dove possibile, si chiederà al consiglio comunale di sospendere la collaborazione con le suddette società.

– Funzione di ascolto: una commissione autorevole è anche punto di riferimento per eventuali segnalazioni: singoli cittadini, associazioni, comitati di quartiere devono avere un canale istituzionale dove è possibile essere ascoltati. La forza di una commissione antimafia è la sua capacità di conoscere il territorio e quindi di fare rete con le realtà di ogni zona. Singole segnalazioni alla magistratura a volte non sono sufficienti per un’inchiesta ed espongono eccessivamente chi ha avuto il coraggio di agire. Una serie di segnalazioni raccolte da una commissione che denuncia e si assume la responsabilità rende il contrasto alla mafia più efficace.

“La nostra stella è la commissione Smuraglia” dichiara Mirko Mazzali, presidente della commissione sicurezza. Per Basilio Rizzo, presidente del Consiglio comunale, “si deve ricalcare l’esperienza della commissione Smuraglia”.  Secondo il sindaco Giuliano Pisapia “la Smuraglia condusse un grande lavoro”.

È giunto quindi il momento di spiegarla la commissione Smuraglia che, per essere precisi, era un “comitato d’iniziativa e vigilanza sulla correttezza degli atti amministrativi e sui fenomeni d’infiltrazione di stampo mafioso”.
Il comitato Smuraglia era formato da 15 componenti: 4 consiglieri comunali (tra cui il presidente Smuraglia) e 11 membri esterni, esperti in materia.
Il punto di forza del comitato Smuraglia era innanzitutto la competenza: la componente esterna e il presidente Smuraglia erano profondi conoscitori del fenomeno. Sempre l’ampia componente esterna, poi, ha permesso al comitato di uscire dalle logiche e dalle dinamiche consiliari. Proprio la sua indipendenza dalla politica gli ha fatto acquisire l’autorevolezza necessaria ad ottenere informazioni, e di fare rete con il tessuto cittadino grazie alla sua credibilità.

Questo è il Comitato Smuraglia, ma non è la proposta della giunta. È, invece, la proposta di alcune associazioni (Le Girandole, Qui Milano Libera, Libera Cittadinanza)  che stanno promuovendo una petizione a suo favore. C’è da chiedersi perchè i leader della maggioranza comunale lodino questo modello se poi la loro proposta è un’altra. Non è dato saperlo per ora, ma sarà un’ottima questione da sottoporre a loro.

La proposta della giunta è la seguente: una commissione interamente consiliare di 15 membri interni, aiutati da un comitato più ristretto di esperti che di fatto è un secondo livello della commissione. Il punto forte di questa proposta, per i suoi sostenitori,  è la rappresentanza politica che gli darebbe un più alto profilo e definerebbe chiaramente le responsabilità di un suo eventuale successo o fallimento, dal momento che l’esterno se lavora male non paga elettoralmente i suoi errori.

Un’altra tesi presentata a favore della commissione consiliare è quella giuridica. Le commissioni, per Statuto comunale, devono essere obbligatoriamente consiliari. Una tesi che s’infrange con la testimonianza del Comitato Smuraglia. Se quest’ultimo è esistito semplicemente non definendo l’organo commissione ma comitato, non si capisce perché non si possa rifare la stessa cosa, visto che il regolamento delle commissioni da allora non è cambiato. Gli scettici del modello politico ribattono accusando che la giunta non vuole rischiare ulteriori ritardi nei lavori per l’Expo. I  tempi sono già stretti, il rischio di far saltare tutto è elevato e una commissione non controllata fa paura alla politica. Potrebbe scoperchiare appalti e sub-appalti affidati a società con capitali illegali, attivando la magistratura col risultato finale di un blocco dei lavori.

Per concludere , c’è il nodo della presidenza che è strettamente legato al modello che verrà utilizzato. Se la commissione sarà interamente consiliare il presidente sarà David Gentili (Consigliere comunale e Presidente del Coordinamento Antimafia Amministratori del PD), se passerà la linea del comitato misto il nome da più parti evocato è quello di Nando dalla Chiesa (docente di Sociologia della criminalità organizzata nonché presidente onorario di Libera). Lo stesso Nando dalla Chiesa in un dibattito ha poi chiarito che il nocciolo del problema è avere una commissione mista, non chi dovrà presiederla, suggerendo anche che, se per il consiglio è importante avere un presidente interno, si può utilizzare il modello del CSM: il capo dello stato è presidente (il sindaco nel nostro caso) ma non entra nella quotidianità dei problemi anche se si assume la responsabilità politica. La gestione ordinaria è presieduta dal vicepresidente che anche nel CSM è esterno (non è togato).

La Commissione Antimafia e la sua imminente istituzione rappresenta quindi una partita politica delle più importanti per la giunta meneghina. La speranza è che questa non costituisca l’ennesima occasione mancata, per Milano, per l’Italia.

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