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foto di UniLibera Milano

Cos’è il coraggio? “Non posso insegnare ai miei figli a non fare, per paura, ciò che reputano giusto!”, disse l’avvocato Giorgio Ambrosoli a un conoscente. Il coraggio come virtù civile. il coraggio come forza del cuore. Il coraggio come valore dell’esempio. Esempio che hanno dato i volontari di Libera, della Caritas e del Comune di Cisliano, che dal 13 maggio presidiano ventiquattro ore su ventiquattro la “Masseria”, un bene confiscato nel 2010 al clan Valle, una potente famiglia di ‘ndrangheta attiva nella zona sud ovest di Milano, in particolare a Vigevano. Una struttura immensa, formata da un ristorante-pizzeria, da quattro appartamenti, da un grande terreno con piscina. “Presidio permanente di legalità”, così è stata chiamata la “difesa” del bene, frutto della decisione congiunta dell’amministrazione comunale con il sindaco Luca Durè, di Libera con il referente regionale Davide Salluzzo, e della Caritas con il responsabile Zona 6 Don Massimo Mapelli.

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foto di UniLibera Milano

Ma perché dei cittadini decidono volontariamente di presidiare un bene confiscato alla mafia? La storia, dopo la confisca nel 2010, riparte dal 13 ottobre 2014 quando la confisca diventa definitiva. A quel punto inizia a mettersi in moto il meccanismo farraginoso, e per certi versi controverso, della destinazione e assegnazione del bene. Dopo i quattro anni di abbandono, la “Masseria” continua a non avere un futuro. Non solo. Il bene, dalla data di confisca definitiva, comincia ad essere oggetto di furti e atti vandalici. Il ragionamento dei boss è molto semplice: nel momento in cui ciò che era di mia proprietà passa nelle mani dello stato, io te lo distruggo. A fronte di questi ingenti danni, le segnalazioni con documentazioni fotografiche fatte dal referente regionale di Libera Davide Salluzzo, vengono trasmesse dal presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro al Procuratore della Repubblica presso il tribunale ordinario di Milano, con la richiesta di proteggere e sorvegliare questa imponente struttura. Anche l’amministrazione comunale di Cisliano, il 9 dicembre, si impegna per la causa: scrive all’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC), manifestandosi interessata all’assegnazione della “Masseria”, al fine di conservarla. La risposta fu il silenzio. Nessuno rispose. Così, il primo aprile del nuovo anno il Comune ci riprova. Passano altri venti giorni, e a Cisliano succede un fatto straordinario. Viene indetto un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza, e la risposta è sorprendente: partecipano quasi trecento persone. Politica vera, quella che ogni persona si aspetta di vivere nei propri territori. Si discute, si analizza, si vota. “Viene deliberato all’unanimità l’impegno del sindaco per proteggere il bene confiscato alla criminalità organizzata e per ottenere risposte dall’Agenzia”.

Ma tutto ciò ancora non basta. La soluzione estrema rimane il presidio permanente per la legalità, che a distanza di dodici giorni dal suo avvio ottiene la prima grande vittoria: l’Agenzia autorizza nell’immediato, con una nota del 21 maggio, la possibilità di stipulare un comodato d’uso gratuito per rendere immediatamente disponibile il bene alla collettività. Per il futuro non c’è niente di certo. Si sta valutando la possibilità di utilizzare gli appartamenti, per dare le prime risposte alle emergenze abitative di Cisliano. Il comodato d’uso gratuito impegna il Comune ad utilizzare la “Masseria” a fini sociali, e per questo motivo Davide Salluzzo spiega che avvieranno, insieme all’amministrazione, a Caritas e a tutte le altre realtà associative, “una progettazione partecipata per rilevare le esigenze sociali e definire l’utilizzo del bene comune sottratto alla ‘ndrangheta”. Ora si continua sulla via tracciata. Uomini e donne, giovani e anziani, si danno il cambio per fare in modo che il luogo del malaffare non sia mai privo di facce oneste e libere. C’è chi non dorme a casa, ma con un sacco a pelo presidia un bene di tutti. C’è chi non studia in biblioteca, ma utilizza gli spazi immensi che offre la Masseria per abbinare cultura e impegno civico. C’è anche il Sindaco Luca Durè che si mette quotidianamente al lavoro  insieme ai volontari presenti. Un giorno ci sono le ragazze di Libera regionale e la notte i membri del presidio Sud Ovest. Un giorno i ragazzi dei presìdi milanesi e la notte c’è Andrea, il muratore di Cisliano dal cuore buono. Cittadini consapevoli e coraggiosi. Da Davide a Massimo. Da Elena a Daniela. Da Martina ad Antonio. Da Fabio ad Erica. Coloro che non partecipano alle tavole rotonde nei palazzi, ma che fanno antimafia sul campo. Coloro che non presentano dati e progetti utopistici nei convegni, ma che cercano di risolvere i problemi reali dei territori in cui viviamo.

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foto di UniLibera Milano

Questa vicenda offre l’opportunità di riflettere sul delicato tema dei beni confiscati. Per quale motivo i beni sequestrati e confiscati non possono essere riutilizzati subito, in attesa della confisca definitiva, che nella maggior parte dei casi arriva a compimento dopo anni? Perché lo Stato non riesce a proteggere gli immobili di sua proprietà sottratti alla criminalità organizzata? Perché dopo la confisca definitiva, appurato che lo Stato non invochi il suo interesse, il bene non viene immediatamente assegnato al comune ove è sito, al fine di evitare atti vandalici e sabotaggi? Perché, infine, dalla Legge 109 del 1996 abbiamo fatto dei passi indietro nella gestione dei beni confiscati? Ecco, in attesa di queste doverose risposte, godiamoci queste donne e uomini coraggiosi, che nel “Paese del dire” hanno scelto il “fare” responsabile e civile. E’ questo il significato della parola coraggio.

 

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