di Giorgia Venturini

Ora non ci sono più dubbi. È stata Cosa Nostra a uccidere il giornalista Mauro Rostagno. A confermarlo è stata la sentenza in Cassazione dello scorso 27 novembre che ha condannato all’ergastolo Vincenzo Virga, il boss di Trapani che 32 anni fa ha ordinato la morte di Rostagno. Una sentenza che arriva dopo anni mettendo finalmente un punto a quanto accadde il 26 settembre del 1988: il giornalista e filosofo è a bordo della sua Duna a Lenzi, a pochi chilometri da Trapani, quando viene colpito dai proiettili. Prima di morire Rostagno riesce a proteggere la segretaria Monica Serra che era seduta di fianco. A far tremare il boss rappresentante provinciale della cupola mafiosa erano proprie le inchieste di Rostagno che stavano portando alla luce gli interessi di Cosa Nostra in città, intrecciati con la politica, gli affari e i poteri occulti.  

Secondo l’agenzia stampa Ansa, proprio in questi giorni è stato anche respinto il ricorso della Procura di Palermo contro l’assoluzione in appello a favore di Vito Mazzara, ritenuto dall’accusa l’esecutore materiale dell’agguato nonché capomafia di Valderice. Durante il secondo grado di giudizio infatti i difensori di Mazzara avevano sollevato il dubbio sull’affidabilità degli esami scientifici: la corte d’assise d’appello ha così ribaltato la condanna in primo grado e deciso per l’assoluzione dopo aver analizzato criteri di interpretazione delle tracce di Dna. Il processo di secondo grado ha però confermato che Rostagno “svolgeva un esemplare lavoro giornalistico dall’emittente Radio Tele Cine che dava fastidio alla mafia”. 

Ma chi era Mauro Rostagno? Dopo i suoi studi a Trento dove lo ha visto coinvolto anche negli anni della contestazione studentesca, aveva deciso di trasferirsi in Sicilia, a Trapani per la precisione. Qui prima di immergersi nel mondo delle inchieste aveva aperto una comunità di aiuto per i tossicodipendenti. Ma è quando arriva a Radio Tele Cine che inizia a occuparsi di mafia. Per Cosa Nostra era il “Camurria”, ovvero il rompiscatole: così lo aveva soprannominato Francesco Messina Denaro, papà del noto latitante Matteo. Eppure per arrivare al nome del mandante dell’omicidio ci sono voluti anni: la svolta arriva 25 anni fa con la richiesta di rinvio a giudizio per Virga. Fino all’ultimo atto in Cassazione sette anni dopo: la figlia Maddalena Rostagno, oggi una donna di 47 anni, lo scorso 8 novembre sui suoi canali social aveva annunciato così la conferma della data dell’udienza: “L’atto finale me lo vivrò chiusa in cameretta e non in un’aula di Tribunale. Papà potessi raccontarti cosa stavo facendo quando mi è stata confermata, neanche Kafka, sempre le solite storie di ego smisurato e piccioli… Madonna mia quanto avrei bisogno di respirare adesso con te accanto”. 

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