copertina dossier

Alcune note per spiegare al lettore cos’è ”Emilia-Romagna – cose nostre”. Questo lavoro non è un’opera letteraria, né un esauriente testo universitario che tratta il  tema delle ”mafie” con carattere scientifico, perché pensiamo che altri abbiano qualità  migliori delle nostre per  realizzare quel tipo di ricerca. Le pagine che andrete a leggere sono semplicemente uno strumento. Una ”cassetta degli attrezzi” che vuole fornire, a chi accosta il tema della criminalità  organizzata nella nostra Regione, un motivo in più per decidere di dedicare una quota del suo tempo al contrasto alle mafie.

Abbiamo voluto assemblare quindi i fatti che hanno attraversato il biennio 2012/2014, privilegiando le indagini che si sono svolte in Romagna. Il motivo è semplice: mentre il racconto della presenza mafiosa in Emilia (Modena, Reggio Emilia, Bologna) grazie a giornalisti come Giovanni Tizian ha, anche a fatica, un minimo di rilevanza mediatica, la Romagna sembra essere circondata da un ovattato muro di gomma in cui le notizie, anche quelle più dirompenti, finiscono per rimbalzare per poi disperdersi nei mille rivoli di un’informazione silente e devota.

Il lavoro è suddiviso in quattro parti. Nella prima proveremo a disegnare con le parole la cornice di un quadro dove il protagonista, le mafie, si sono arricchite al limite dell’opulenza. Nella seconda racconteremo la triste sequela dei morti per droga. Lì abbiamo fatto una scelta: raccontare il particolare, Bologna, per non perdere nel complessivo l’impatto sul tema. La terza sezione del Dossier è dedicata al filo conduttore che lega 40 anni di mafia in Emilia-Romagna: il gioco d’azzardo e le bische clandestine. In conclusione troverete il rapporto completo di tutte le operazioni effettuate dalla magistratura e dalle forze dell’ordine in Riviera.

Un lavoro certamente non esaustivo della ”marea di mafie” che si è abbattuta sulla nostra Regione, ma che regala spunti su cui poter costruire collegamenti, reti e collaborazioni. Il dossier ha un taglio militante perché rispecchia il nostro modo di essere. Siamo consapevoli che per alcuni di noi (non tutti per fortuna!) questo ha implicato un prezzo da pagare: dalla gomma tagliata, alla mail intimidatoria, ai Pc o strumenti tecnologici violati da parte di quei ”signori” che non capiscono il perché questi ragazzi vogliono tenere pulito il loro “piccolo angolo di mondo”, passando per tentativo di isolamento da parte di quei “professionisti dell’antimafia” per i quali il contrasto alla criminalità potrebbe fermarsi all’utilizzo di fondi pubblici distribuiti a iosa. Quindi lasciamo a voi aprire questa cassetta per gli attrezzi e speriamo che nell’arco di poco tempo anche voi vorrete metterci qualcosa dentro.

Gaetano Alessi, Massimo Manzoli, Davide Vittori

Il dossier è scaricabile gratuitamente da qui

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