federico rodelliFederico Rodelli, regista, ha studiato presso “Milano Scuola di Cinema e Televisione” (Fondazione Milano®). Il regista presenterà sabato 10 novembre 2012 presso il bene di Viale Jenner 31, zona 9 – Spazio gestito dal Comune di Milano per l’accoglienza anziani, il suo cortometraggio “L’altro cibo”.

 

 Nel film s’incrociano due storie apparentemente slegate da loro: la storia di Sahid, ragazzo arabo di diciasette anni che vive in un contesto difficile tra piccole rapine ed elemosina e la sua relazione con Carmen, una donna sposata che fa la cuoca in una trattoria. Qual’è il messaggio che vuole lanciare “Altro Cibo”?

“L’altro cibo” è un film nato con l’intento di raccontare una storia dove proprio il “cibo” potesse essere un elemento centrale della narrazione. Una scelta non casuale né per me, né per lo sceneggiatore Davide Fortunati che ha scritto la prima stesura della sceneggiatura e col quale ho lavorato a stretto contatto per arrivare alla versione finale della storia. Essendo entrambi emiliani, io di Parma, lui di Piacenza, siamo cresciuti a stretto contatto con una certa tradizione culinaria molto forte e sentita nella nostra zona. In questo film dunque il cibo non è solo un elemento accessorio o scenografico, ma un vero e proprio terzo protagonista, che unisce Said e Carmen nel loro gioco di avvicinamento, stuzzicandone la curiosità, l’interesse reciproco e il desiderio di conoscersi. I due personaggi appartengono a due mondi lontani e apparentemente inconciliabili fra loro, due universi che si scontrano accidentalmente e finiscono per intrecciare un rapporto di delicata amicizia. Due solitudini che si incontrano e lentamente uno si apre all’altra. Già dal titolo, quello che si vuole sottolineare è l’aspetto dell’integrazione fra culture diverse. L’integrazione come incontro e scoperta dell’altro. Il protendersi verso questo “altro” nuovo, il desiderio di scoprirlo lentamente, aprendosi ad esso, arrivando a cogliervi qualcosa in comune, cioè una forte solitudine e l’amarezza delle rispettive vite. La magia che può scaturire da questo tipo di incontri. In questo caso la scintilla si accende grazie al cibo ed è proprio grazie alla cucina se il loro rapporto evolve e si trasforma in qualcosa di più profondo e maturo. Non a caso il cibo e la tavola sono da sempre considerati un felice momento di integrazione, non solo come nutrimento fisico, ma anche
come nutrimento dell’anima e in questo caso si parla di due anime sole che hanno bisogno di un contatto umano, qualcosa che faccia scattare in loro una piccola magia, per farli sentire vivi.

La relazione tra Sahid e Carmen si caratterizza dal binomio tra Gola e Desiderio, ma forse per Sahid “Altro Cibo” è la ricerca del rispetto e di considerazione. Quali sono le priorità del protagonista? Una prevale sulle altre o è un mix di varie esigenze?

La relazione che lentamente si intreccia fra Said e Carmen è scandita dal cibo e da una reciproca voglia di saziarsi, incontrandosi segretamente nella cucina di lei, tutti i giorni all’ora di chiusura. Il cibo e la variegata abbondanza dei piatti cucinati dalla donna innescano una magia tra lei e il ragazzo, qualcosa che li attrae uno verso l’altra e proprio il il mangiare diviene l’ingrediente segreto di questa loro amicizia. Carmen è una donna di mezza età, il suo fascino è ormai sfiorito e il rapporto col marito inesistente. Grazie al cibo Carmen conosce Said, riscoprendo progressivamente se stessa e la sua assopita femminilità, il piacevole desiderio di sentirsi di nuovo attraente. Un risveglio dei sensi per lei. Said vive nella complessa situazione dell’immigrato clandestino, una realtà molto più complicata di quel che spesso viene descritto e mostrato. Un ragazzino che vive in un mondo di adulti, cinico e disilluso, dove non c’è spazio per le speranze di un ragazzo. Un ragazzo che ha tante speranze, vuole crescere, integrarsi in un mondo e in una società di cui comunque ha paura. Quello che mi ha spinto così tanto a raccontare questa storia è stato il potermi confrontare con qualcosa che ricorda molto un racconto di “formazione”, dove un giovane protagonista deve superare certe prove e certi ostacoli per diventare adulto. Del resto è un pò quello che cerca di fare Said, diventare adulto per potersi affermare, poter diventare qualcuno ed uscire da una situazione disagiata dove non c’è considerazione per lui. L’incontro con Carmen e con il suo cibo sono la scintilla di un possibile cambiamento, l’assaggio di un cibo diverso, nuovo, un cibo che completa, gratifica, fa sentire grandi, un nutrimento per l’anima e il corpo, un primo passo per arrivare ad una piena consapevolezza di sé, diventare finalmente adulto, scoprendo con Carmen un “altro cibo”.

Questo film è nato all’interno dell’attività didattica di “Milano Scuola di Cinema e Televisione” della Fondazione Milano. Quanto è importante per un giovane regista oggi essere supportati sia a livello formativo che logistico per farsi conoscere?

 

Questo film è il mio saggio di diploma in regia cinematografica, conseguito presso “Milano Scuola di Cinema e Televisione” nel giugno 2012.
Rappresenta il capitolo conclusivo di tre anni di esperienze e insegnamenti che hanno inciso positivamente sulla mia formazione in regia. “L’altro cibo” è stata per me una prima grande esperienza di lavoro assieme ad una troupe formata perlopiù da ex studenti, un’esperienza che mi ha dato la possibilità di confrontarmi seriamente con quello che spero fortemente diventi il mio lavoro per poter realizzare quello che è sempre stato il mio desiderio fin da bambino, raccontare storie per immagini. Un’esperienza per la quale devo esprimere gratitudine prima di tutto verso gli attori e la troupe che mi hanno seguito in questo viaggio, ma anche a tutti gli insegnanti della scuola, a Laura Zagordi, recentemente eletta Direttore della scuola, mia tutor di regia sul film. Una grande opportunità formativa è stata offerta quest’anno a noi diplomandi in regia, una serie di incontri denominati “Laboratori Stars”, durante i quali abbiamo potuto incontrare una serie di professionisti di cinema e teatro, fra i quali Antonio Albanese, Luca Lucini, Michelangelo Frammartino, Carlotta Cristiani, Claudio Cormio, Lamberto Caimi, Renato Gabrielli, Giovanni Covini e tanti altri, i quali mettendo a nostra disposizione la loro professionalità, ci hanno dato opinioni e pareri sui nostri film, aiutandoci a svilupparne drammaturgia, personaggi, punti chiave. Un grazie a tutti loro dunque. Tutto questo non solo per ringraziare chi ci ha supportati e seguiti a livello scolastico e formativo, ma anche per dire quanto sia importante per noi giovani che ci affacciamo oggi sul mondo del lavoro, riuscire a mettere in luce i nostri lavori per suscitare l’interesse di chi può sostenerci e credere in noi, per arrivare a concretizzare i nostri progetti futuri.

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