La vita di Giancarlo Siani. La storia di un cronista libero.

Fortapàsc è Torre Annunziata, un comune in provincia di Napoli che negli anni ’80 aveva circa 60.000 abitanti. Qui viveva un giovane giornalista, Giancarlo Siani. La sua storia, il suo ultimo anno di vita sono molto bene raccontati da Marco Risi in questo film realizzato nel 2009. Giancarlo Siani era un giornalista, pubblicista e precario e lavorava presso la sede del quotidiano “Il Mattino” di Castellammare di Stabia, occupandosi di cronaca nera e di omicidi di camorra. La sua curiosità, la ricerca della verità e la profonda serietà con cui esercitava il mestiere di giornalista lo portarono a scoprire e rivelare i retroscena degli affari politico-mafiosi di Torre Annunziata a metà anni ’80. In quel periodo erano in atto guerre di camorra tra i boss Carmine Alfieri, Angelo e Lorenzo Nuvoletta e il giovane Valentino Gionta per la spartizione del territorio e degli affari, riguardanti contrabbando, traffico di droga e appalti pubblici. I finanziamenti per la ricostruzione del dopo terremoto del 1980 favorirono un sistema di corruzione politica che il giornalista scoprì  e raccontò, decretando in questo modo la sua fine.

Fortapàsc dipinge Siani come un normale ragazzo di ventisei anni, alle prese con relazioni d’amicizia e d’amore, con le preoccupazioni per un futuro incerto ma con la convinzione di dover svolgere al meglio il proprio lavoro. In una scena del film, Giancarlo parla con Sasà, il suo caporedattore, che gli spiega: «Esistono due categorie di giornalisti: i giornalisti giornalisti e i giornalisti impiegati. I primi sono quelli che portano le notizie, gli scoop e sono una rottura di cazzi e fanno male assai. Dai retta a me: questo non è un paese per giornalisti giornalisti, ma per giornalisti impiegati». Giancarlo non ascoltò questo consiglio, per lui era doveroso e scontato cercare e raccontare le notizie, anche e soprattutto quelle più scomode e nascoste: «Anche se ho paura – spiega durante un incontro in una scuola superiore –  continuo a fare il giornalista perché é il mio lavoro, perché l’ho scelto. Non mi sento particolarmente coraggioso a farlo bene, ma la criminalità e la corruzione non si combattono solo con i carabinieri; le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti e allora quello che un giornalista giornalista dovrebbe fare è questo: informare». Nel film emerge la solitudine che avvolge la figura di Giancarlo Siani – brillantemente interpretato da Libero De Rienzo -, scoraggiato da tutti nel suo intento, dagli amici al capitano dei Carabinieri Gabriele Sensales, dal pretore Rosone al direttore del giornale Sasà. Un ragazzo solo e vulnerabile, come perfettamente rappresentato alla guida della sua Citroen Mehari verde (nel film la macchina è l’originale), freddato con diversi colpi di pistola la sera del 23 settembre 1985. Ha scritto su di lui Roberto Saviano: «Fu ucciso per quello che scriveva, una conclusione atroce, nella sua atroce semplicità. Questo giovane corrispondente riusciva nei ristretti spazi che gli venivano concessi a ricostruire gli scenari di camorra, gli equilibri di potere, evitando di arenarsi sul mero dato di cronaca».

Questo film racconta la sua storia, senza dipingerlo come un eroe ma testimoniando l’importanza di non dimenticare l’esempio di civiltà e coraggio che Giancarlo Siani ha saputo dare.

 

Titolo: Fortapàsc
Regia: Marco Risi
Italia, 2009, 01 Distribution, 113 minuti

 


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