di Mattia Maestri

Luce. È incredibile quella scintilla riflessa nei suoi occhi. Anzi, Era. Perché ingiustamente Gabriele Minì, palermitano Vero, ci ha salutato ieri. Lasciando un vuoto incolmabile, difficile da spiegare.

Ricordo, in qualche scambio di battute durante un classico aperitivo antimafioso, la sua incredibile volontà di riscattare la Sua terra dal sopruso mafioso. “Ma come si spiega il passato voto a Totò Cuffaro, dopo tutto quello che ha vissuto questa Regione?”, mi diceva, arrabbiato.

Si discuteva di mafia e politica, eterno dibattito scomodo, ma requisito vitale per le organizzazioni mafiose. Poi, però, c’era sempre la risata. Lo scherzo. Quasi a prendere in giro il male che lo affliggeva (a noi sconosciuto). Quasi e prendersi gioco della stessa vita, che amava profondamente.

Mai una lamentela, mai una parola negativa. Perché Gabriele era un focolaio di speranza. E nessuno si dimenticherà del suo passaggio nel mondo. Rimarrà sempre: la luce.

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