di Erica Ravarelli

I finanzieri del Soccorso alpino di Nicolosi stavano svolgendo una comune esercitazione in una grotta alle pendici dell’Etna quando, lo scorso 10 novembre, si sono improvvisamente imbattuti nei resti di un corpo la cui identità è ancora ignota. A destare l’attenzione delle fiamme gialle è stata la strana agitazione del pastore tedesco, il cui fiuto è stato determinante per il ritrovamento del cadavere. Stando a quanto ipotizzato dai medici, il corpo dovrebbe appartenere a un uomo scomparso tra gli anni 70 e gli anni 90, alto circa 170 cm e con malformazioni al naso e alla bocca. Queste prime informazioni hanno spinto Franca De Mauro, figlia del giornalista Mauro De Mauro scomparso la notte del 16 settembre 1970 in circostanze ancora ignote, a segnalare la possibilità che il corpo appartenga a suo padre. Se il periodo della scomparsa e i tratti somatici sembrerebbero compatibili con quelli del giornalista, tuttavia, la stessa cosa non vale per gli oggetti e gli effetti personali rinvenuti accanto al corpo: le monete risalgono al 1978, la pagina dei necrologi del giornale La Sicilia è datata 15 dicembre 1977 e la De Mauro sostiene che suo padre non fosse solito portare con sé il pettine reperito nelle vicinanze del cadavere.

Ai tempi della scomparsa del giornalista, le piste seguite dagli inquirenti per fare luce sul caso sono state principalmente tre. La prima è quella legata al tentativo di colpo di stato organizzato dal Principe Borghese nel 1970 e poi fallito, la seconda riguarda il caso Mattei, il presidente dell’Eni morto in un misterioso incidente aereo nel 1962. In entrambi i casi, l’idea è che De Mauro potesse essere in possesso di informazioni riservate che si apprestava a rivelare, motivo per cui la mafia lo avrebbe messo a tacere agendo su commissione. Il passato fascista di De Mauro, in particolare la sua partecipazione alla Decima Mas di Junio Valerio Borghese, è il principale indizio da cui trae fondamento la prima ipotesi, mentre la seconda è avvalorata dalla collaborazione tra il giornalista e il regista Francesco Rosi: i due stavano lavorando sulla ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Enrico Mattei, ipotizzando che le divergenze tra il presidente dell’ENI e le principali compagnie petrolifere multinazionali, le cosiddette “sette sorelle”, potessero aver causato il successivo “incidente” aereo in cui Mattei perse la vita. Terza ed ultima pista riguarda un’inchiesta che De Mauro si apprestava a condurre: protagonisti dello scoop sarebbero stati i cugini Salvo, in particolare un’evasione fiscale di proporzioni ingenti il cui obiettivo sarebbe stato quello di finanziare le campagne elettorali della Democrazia Cristiana.

Nell’attesa di conoscere i risultati del test del DNA disposto dalla procura di Catania su richiesta di Franca De Mauro, non si può che constatare con amarezza che le reali motivazioni della scomparsa di De Mauro sono con ogni probabilità destinate a rimanere ignote. 

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