di Salvatore Ognibene

Credente convinto e praticante, il magistrato Rosario Livatino ucciso dalla mafia ad Agrigento il 21 settembre 1990 sarà beato. Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto e Livatino sarà il primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica.

La fase diocesana del processo di beatificazione ha avuto inizio il 21 settembre 2011, giorno del ventunesimo anniversario dal suo omicidio e si è conclusa il 3 ottobre 2018, giorno in cui avrebbe compiuto, se fosse stato ancora in vita, sessantasei anni. Dopo sette anni di raccolta di documenti e testimonianze (circa 4.000 pagine) e due anni dalla chiusura del processo diocesano è arrivata la lieta notizia. Determinante nella causa di beatificazione è stata la testimonianza degli assassini del giudice insieme e la cerimonia si svolgerà all’interno dell’arcidiocesi di Agrigento nel 2021.

Un altro segnale importante all’interno del pontificato di Francesco, non scontato dopo una sofferta nascita della pastorale antimafiosa: la Chiesa ha fatto fatica in questi anni a riconoscere le organizzazioni criminali di stampo mafioso come strutture di peccato e la beatificazione di Padre Pino Puglisi nel 2013 si è posta come punto di svolta sul tema. La beatificazione del parroco palermitano, infatti, ha seguito un iter lungo e per nulla scontato che ha generato fiducia verso i processi di beatificazione di Don Giuseppe Diana (su cui si spera presto verrà aperto il processo per la beatificazione, visto che ad oggi si attende ancora il nulla osta da parte della Congregazione delle cause dei santi) e quello appena annunciato di Rosario Angelo Livatino. Inoltre grazie a Papa Francesco si è dato impulso alla beatificazione del vescovo Óscar Romero nel 2015 e poi la sua santificazione avvenuta nel 2018.

La beatificazione del giudice siciliano, seppur augurata da molti, non era per nulla scontata e conferma il nuovo corso della Chiesa nella lotta alla mafia. La figura di Rosario Livatino è stata al centro della memoria collettiva e sociale in questi anni e anche per questo l’esito positivo del processo rappresenta un punto cruciale nei rapporti tra mafia e chiesa.

Il giudice Livatino, rimase ucciso in un agguato mafioso mentre stava percorrendo la statale 640 per recarsi da Canicattì, paese in cui viveva e in cui è sepolto, al Tribunale di Agrigento dove prestava servizio come giudice.

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