di Martina Bedetti

All’inizio dell’emergenza Covid-19, l’Italia è stata una tra le prime nazioni ad adottare misure restrittive severe per contenere l’impatto della pandemia sul sistema sanitario. Le iniziali limitazioni negli spostamenti delle persone e la chiusura di alcune attività considerate non essenziali hanno determinato nel lungo periodo una contrazione economica (-8,9% del PIL) ¹, una crescente soglia di disoccupazione e la chiusura di circa 240.000 imprese² che non sono riuscite a sopravvivere alle nuove restrizioni imposte dal Governo all’inizio di novembre³.

In tale contesto di crisi sanitaria, economica e sociale, le organizzazioni criminali di stampo mafioso sono riuscite a trasformare la pandemia in opportunità di crescita e di arricchimento, investendo in modo ancora più profondo in attività già sperimentate e scoprendone di nuove in una cornice economica legale. Quanto detto trova riscontro nelle molteplici attività investigative recentemente intraprese in ambito Covid-19 nei confronti di ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. Il rapporto di Libera stima, infatti, l’apertura da parte delle forze dell’ordine di circa tremila fascicoli di indagine e più di 1.600 interdittive antimafia nei primi nove mesi del 2020⁴.

In realtà, l’attitudine delle organizzazioni di stampo mafioso nel trarre vantaggio da situazioni critiche non è nuova alla storia d’Italia. Si pensi ad esempio all’intervento della camorra a seguito del terremoto dell’Irpinia del 1980 o ad altre inchieste nate dopo disastri naturali più recenti, come il sisma in Abruzzo del 2009 o a quello dell’Emilia nel 2012. Seppur vero che i margini di azione in quei contesti erano volti essenzialmente alla ricostruzione, con l’emergenza Coronavirus i ricavi delle “mafie” provengono da altri settori altrettanto lucrativi, collegati direttamente o indirettamente alla gestione dell’emergenza stessa: basti pensare ai servizi funerari, al ciclo dei rifiuti, al settore farmaceutico o alla sanità nel suo complesso. Quest’ultima è probabilmente da considerarsi tra i più a rischio di infiltrazione in parte per via delle debolezze che caratterizzano il settore e in parte per gli ingenti investimenti statali ad esso destinati.

Del resto, nemmeno il binomio “mafia-sanità” è nuovo agli esperti o alle indagini giudiziarie. Si consideri che gli esempi di questa natura sono molteplici e spaziano da Nord a Sud, ma merita una menzione lo scioglimento di diverse ASP della Calabria (di cui Reggio Calabria e Catanzaro nel 2019 e Vibo Valentia nel 2020), dipeso dall’acclarata capacità di condizionamento dei clan della “vita amministrativa e gestionale” di tali organi sanitari pubblici e l’indubbio interesse per il settore sanitario nel suo complesso. Ne consegue che il contesto attuale offre alle “mafie” nuove opportunità di crescita in uno spazio economico redditizio, già conosciuto e che necessita di capitali.

Le indagini in corso hanno di fatto dimostrato una diversificazione degli investimenti in una filiera sanitaria complessa che ricomprende non solo il business dei dispositivi di protezione individuale, le attività di sanificazione, ma anche il settore farmaceutico e il ciclo dei rifiuti. Si potrebbe inoltre supporre una possibile specializzazione di alcuni gruppi criminali in specifici settori in ambito sanitario: il mercato della contraffazione di medicinali e di dispositivi di protezione da parte di consorterie camorristiche potrebbe essere un esempio.

Note al testo

¹Il dato è fornito dall’ISTAT, “Istat, prevista contrazione Pil 2020 8,9%, +4% nel 2021” in IlSole24Ore, www.ilsole24ore.it, 3 dicembre 2020
²Il dato rappresenta una stima calcolata dall’ Ufficio Studi Confcommercio e si riferisce alle aziende del commercio non alimentare,
dell’ingrosso e dei servizi chiuse esclusivamente per la pandemia, “Coronavirus e crisi dei consumi: in Italia sparite oltre 300mila imprese e 200mila autonomi” in IlSole24Ore, www.ilsole24ore.it, 28 dicembre 2020
³DPCM, 3 novembre 2020
⁴Libera, “La Tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”, in www.libera.it, dicembre 2020 ⁵Per approfondimenti sul tema “mafia-sanità” si veda: Cabras F. “La sanità settentrionale: tra contaminazioni mafiose e anomalie ambientali” in “Passaggio a Nord. La colonizzazione mafiosa”, edizioni gruppo Abele, Torino, 2016

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