di Sara Manisera, Alice Bertola e Tommaso Marelli

IL DOPPIO RINASCIMENTO FIORENTINO

firenze Il 16 Marzo a Firenze la primavera è stata anticipata. Un lungo e colorato corteo, partito dalla Fortezza di San Giovanni Battista, ha attraversato il capoluogo fiorentino,riempito le vie e regalato sorrisi a qualche turista curioso.  Migliaia i fiori che hanno accarezzato la città, profumandola di speranza.  Erano i fiori delle 150.000 mila persone giunte da tutta Italia, per la XVIII giornata di memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia, che si celebra il 21 Marzo di ogni anno. Su ogni petalo il nome di una vittima. Per ogni nome pronunciato un brivido incessante. Novecento sono quelli ricordati, a voci alterne, dal palco dello stadio fiorentino Artemio Flachi. Nomi che ripercorrono, anno dopo anno, la storia d’Italia. Una storia ingiusta che va avanti da troppo tempo: “Sono quattrocento anni che abbiamo la camorra, cosa nostra e la ‘ndrangheta”- grida con durezza Don Luigi Ciotti – “dobbiamo dire basta a tutto questo dolore”. Un discorso forte e sofferto seguito dalle note della canzone di Fiorella Mannoia, “La Storia”: “La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio così duro da masticare”. Un silenzio aspro e amaro, come quello dell’omertà, infranto dalla lettura di tutti i caduti per mano di mafia, troppo spesso dimenticati ma, allo stesso tempo, addolcito dai visi degli studenti che ieri hanno ringiovanito la città. Un doppio rinascimento quello fiorentino. Un rinascimento per una città colpita da Cosa Nostra nel suo cuore culturale, la via dei Georgofili, esattamente vent’anni fa, la notte tra il 26 maggio e il 27 maggio 1993 ma soprattutto un rinascimento che, irradiandosi in tutta la penisola, può trasformarsi in riconciliazione tra lo Stato e le sue vittime e illuminare così, come nel XVI secolo, uno dei periodi più oscuri della storia italiana.

LA VOCE DI DON CIOTTI

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La voce di Don Luigi Ciotti vibrava, profonda scuoteva la terra. Premendo una mano sul terreno lo si sentiva fremere e si poteva quasi credere che la voce provenisse da lì; ma alzando gli occhi al cielo sembrava invece che si diffondesse uniformemente dalle nuvole, come per essere sicura di farsi sentire bene da tutti. Man mano che si allontanava l’eco acquisiva forza anziché perderla, come se la potenza delle parole bastasse a sfidare qualsiasi legge della fisica.  La voce di Don Luigi Ciotti veniva dal fondo del cuore, ma non solo del suo, ed è proprio per questo che era così potente. Le parole erano espresse dalla sua lingua ma pensate, provate, sentite da tutti i presenti alla manifestazione del 16 Marzo a Firenze. Migliaia di persone da tutta Italia si sono riunite lì per giurare solennemente il loro impegno alla memoria delle oltre 900 vittime innocenti di mafia. Migliaia di persone hanno deciso di «non permettere che vengano uccise una seconda volta» con l’indifferenza e l’ignavia, la paura e l’egoismo, i segreti e gli inganni. Perché tutti coloro che si trovavano a Firenze ne hanno davvero abbastanza delle mezze verità che da vent’anni vengono raccontate. E sono pronti a conoscere tutta la storia.

QUANDO IL CALCIO SI TOGLIE ALLA CAMORRA

Luigi CuomoNel paese dove il calcio è sport nazionale, degli scandali del calcioscommesse e del Commissario tecnico  Cesare Prandelli che porta l’Italia ad allenarsi su un campetto confiscato alla ‘ndrangheta a Rizziconi, capita anche di scoprire una squadra “sequestrata e riutilizzate socialmente”. Questo è l’esempio della Nuova Quarto Calcio per la legalità, conosciuta dai non simpatizzanti anche come “squadra degli sbirri”, che gioca nel campionato di Promozione in Campania. La sua storia, breve ma intensa, la racconta il coordinatore di SOS Impresa Luigi Cuomo, in qualità di presidente della NQC, nel seminario proposto da Avviso Pubblico il 16 marzo a Firenze: «Nell’estate 2011 è stata confiscata la società sportiva Quarto Flegreo che gestiva lo stadio e la squadra a Quarto, comune di 40.000 abitanti alle porte di Napoli. La squadra era sotto l’influenza del clan camorristico Polverino, che la utilizzava per mantenere consenso popolare». In seguito al sequestro voluto dall’autorità giudiziaria, sono arrivate in Procura diverse richieste di acquisto e per questo motivo, comprendendo le potenzialità di alto valore simbolico e sociale del calcio, si è deciso di attivare un meccanismo virtuoso partendo dall’affidamento della squadra ad un amministratore giudiziario per lanciare un progetto di legalità: «Abbiamo scelto giocatori senza precedenti penali o di qualsiasi tipo, abbiamo fatto firmare un codice etico  agli sponsor e ai tifosi, che sono molto giovani ma non fanno cori né contro gli avversari né contro le forze dell’ordine. Nei campionati dilettantistici in Campania non sono poche le squadre controllate dai clan della camorra». In cinque mesi la Nuova Quarto Calcio ha subito sei gravi intimidazioni, ma questo non gli ha impedito di essere primi in classifica nel girone A a quattro giornate dalla fine del campionato. Per provare a continuare un percorso di legalità attraverso il gioco, scrivendo una pagina di riscatto sociale e antimafia nella storia di questo strano Paese.

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