di Giorgia Venturini

Indagati vicini alla ‘ndrangheta – Ci sono voluti tre anni di indagini ma alla fine mercoledì 2 novembre 150 carabinieri del comando provinciale di Brescia hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 21 persone tra Brescia, Bergamo, Cremona, Asti, Imperia, Savona, Sassari, Torino. L’accusa a vario titolo è di associazione per delinquere finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, con l’aggravante, per alcuni di loro, di aver tenuto la condotta al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose. Secondo quanto riferito dai militari, al centro delle indagini c’è Francesco Mura, un imprenditore italiano, pregiudicato e residente nel Bresciano, che attraverso le sue imprese televisive e le sue trasmissioni sull’estrazione del Lotto riciclava denaro provenienti da attività illecite. Non solo, “tale sistema – come si legge in una nota dei carabinieri di Brescia -, garantendo l’evasione fiscale e la disponibilità di contanti sottratti al fisco, favoriva oltre che lo stesso soggetto anche esponenti di spicco della ‘ndrina Barbaro–Papalia di Buccinasco, in provincia di Milano, rispetto alla quale, pur non risultando affiliato, può considerarsi contiguo”.

Giri d’affari attorno ai programmi tv – Il lavoro degli inquirenti ha inoltre svelato che attorno all’ambiente televisivo ruotavano imprese satelliti create ad hoc per la produzione di fatture gonfiate o per operazioni inesistenti. Tutte si sarebbero servite della quotidiana messa in onda delle trasmissioni sui numeri del Lotto: “Gli effettivi utili aziendali – spiegano i militari – derivavano quasi esclusivamente dal volume di telefonate ricevute sulle predette numerazioni e venivano impiegati per effettuare pagamenti verso le società satellite fittizie, intestate a prestanome, per la fornitura di servizi inesistenti o comunque per prestazioni ampiamente sovrastimate”. Il denaro versato alle società veniva poi frazionato e accreditato su numerose carte prepagate, dalle quali veniva prelevata l’intera somma il giorno stesso dell’accredito. Un sistema che avrebbe permesso alle imprese di riciclare denaro illecito: così, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e dopo tre anni di indagini, sono stati emessi dal gip del Tribunale di Brescia 8 provvedimenti in carcere, 6 provvedimenti agli arresti domiciliari, 5 provvedimenti di obbligo di dimora nel comune di residenza e 2 sospensioni della funzione pubblica.

Il denaro usato per acquistare tabaccherie – Con il denaro ottenuto il gruppo criminale provvedeva a portare a termine altre operazioni di autoriciclaggio mediante l’acquisto di immobili fatiscenti all’asta, poi ristrutturati e rivenduti. Ma anche di tabaccherie e sale scommesse, tutte attività commerciali intestate a chi faceva parte dell’organizzazione criminale. Era attraverso proprio le tabaccherie che le giocate vincenti dei privati cittadini venivano acquistate dal gestore della tabaccheria e pagate con denaro contante, derivante proprio da quel fondo nero continuamente alimentato con le chiamate ai numeri dei cittadini alle società televisive per la previsione dei numeri del lotto. Con queste modalità, fra il 1° gennaio 2014 e il mese di marzo 2019, il capo dell’organizzazione è riuscito a dimostrare falsi profitti per circa 500mila euro.

Sequestri da 25 milioni di euro – La maxi operazione dei carabinieri ha portato anche al sequestro di beni mobili e immobili dal valore di 25 milioni di euro. Tra questi anche 3 ville di pregio, tra cui una in Costa Smeralda, 4 appartamenti e 2 negozi nel Bresciano. E ancora: 39 fabbriche tra Cremona e Caserta, 2 licenze commerciali, 36 conti correnti in Italia per un ammontare di 1,5 milioni di euro e 400mila denaro contante. E infine una pistola non registrata.

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