di David Gentili

“La Lombardia rappresenta uno tra i principali snodi del vecchio continente per i maggiori traffici illeciti transnazionali”, si legge nella relazione della Dia del secondo semestre 2019, all’inizio del capitolo dedicato alla nostra regione. “I reati di tipo corruttivo ed economico – continua l’analisi – sono ormai divenuti strumento essenziale dei sistemi delinquenziali più evoluti”. Mi sento di non condividere l’aggettivo evoluti. O meglio. Se evoluzione vuol dire adattamento allora sono d’accordo. Se evoluzione vuol dire maggiore efficacia criminale: no, non sono d’accordo. 


Partiamo dal termine corruzione. Non è una novità. La mafia ha sempre corrotto, anche senza bisogno di pagare mazzette. Ha corrotto le coscienze di milioni di uomini cui ha promesso protezione, un lavoro, una casa, la mediazione su questioni di vicinato, l’elezione in un consiglio regionale o comunale.
Ma non solo. Non è neppure una novità il fatto che la mafia abbia sempre compiuto reati di tipo economico. Lo stesso 416 bis, eternamente giovane nonostante i suoi 38 anni, indica che uno degli obiettivi dell’associazione mafiosa sia quello di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.


Anche la terza riflessione che troviamo nella relazione vuole dare una nuova lettura al fenomeno mafioso ma rappresenta un’immagine ormai consolidata. La Dia scrive: “La forza della mafia attualmente si manifesta perlopiù attraverso un comportamento, un metodo, quello mafioso, che si avvale della complicità di figure inserite in ambiti economici ed amministrativi, in una complessa zona d’ombra in cui si configurano nuovi modelli associativi imperniati su una fitta convergenza di interessi”.  Ne consegue che faccio davvero fatica a sottoscrivere un’altra affermazione contenuta nella relazione: “Con l’affacciarsi di nuove classi criminali sono profondamente mutati i caratteri topici del mafioso, rispetto ai modelli radicati nell’immaginario collettivo, risultando sfumata la forza intimidatrice quale elemento costitutivo del reato di associazione di tipo mafioso”.


Io sono convinto che come il 416 bis recita: le mafie non sono mafie se non intimidiscono. E se le organizzazioni criminali non intimidiscono più vuol dire che sono in forte difficoltà. Non che si sono evolute. Non significa che abbiano maggiore efficacia criminale.  Se non intimidiscono, forse dobbiamo darci anche dei meriti: hanno paura. Di noi e/o di qualcun altro.


Mi chiedo: com’è possibile che l’intimidazione non sia più necessaria?
L’intimidazione non si manifesta solamente contro le proprie vittime innocenti, ma anche contro i propri concorrenti nell’illegale. Partiamo da tre elementi che darei per certi, comunque difficili da confutare. Lo spaccio di sostanze stupefacenti non ha avuto flessioni in Lombardia negli ultimi anni. Anzi il mercato si è arricchito di nuove sostanze. Il traffico e lo spaccio si confermano il principale canale di arricchimento delle associazioni criminali. Senza la violenza o la minaccia della violenza, da cui si genera la forza intimidatrice, non si può prevalere nel mercato della droga. Questo è certo. Imporsi nei mercati dello stupefacente non è semplice: bisogna sapere uccidere se qualcuno ti pesta i piedi. Forse, quindi, è proprio il mercato della droga che sta cambiando in Lombardia. Forse ci dobbiamo rendere conto che alcune organizzazioni criminali, in particolare Cosa Nostra, ma anche la Camorra, non riescono più a entrare nel mercato illegale più ricco della Lombardia e allora si riciclano in altre attività. Reati tributari. Oppure contraffazione. Questo non vuol dire evolversi, ma adattarsi.

Prova di questo si trova nella relazione annuale del Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) pubblicata a inizio luglio 2020.  In quella relazione emergono alcuni elementi: il narcotraffico è ancora “il principale motore di tutte le attività illecite svolte dai grandi sodalizi criminali”; la diffusione della cocaina rappresenta un fenomeno in netta e vertiginosa crescita e sempre di più il principale business dei maggiori sodalizi criminali nazionali e internazionali; per la cocaina la ‘ndrangheta, si conferma tra i principali broker mondiali, in Italia abbiamo anche la camorra (nella regione di appartenenza) e le organizzazioni balcaniche e sudamericane; sempre crescente è il coinvolgimento di consorterie albanesi anche nel traffico dello stupefacente, in particolare cocaina, giunto nei porti olandesi e belgi, utilizzati dalle organizzazioni criminali per l’introduzione e la successiva distribuzione in tutto il continente; per l’eroina sono la criminalità campana e pugliese in stretto contatto con le organizzazioni albanesi e balcaniche le più strutturate; per derivati della cannabis, la criminalità laziale, pugliese e siciliana, insieme a gruppi maghrebini, spagnoli ed albanesi. Cosa Nostra come avrete notato perde pezzi. Tanto che la criminalità Nigeriana si diffonde anche a Palermo.


Al Nord poi si ribaltano i rapporti e gli arrestati per spaccio o traffico sono soprattutto stranieri. Nel traffico (reato associativo) gli stranieri arrestati in Italia sono meno di un quarto. Per spaccio, sono più di un terzo. Non ho trovato il dato per regione. Io quindi parto da un assunto: non c’è mafia se non c’è intimidazione.

Ma c’è un altro aspetto peculiare di un’organizzazione criminale di tipo mafioso: può non avere rapporti con la politica? Può non sentirsi in dovere, per essere presente e radicata in un territorio, di aiutare questo o quel candidato e di compiere un altro reato, il 416 ter? Secondo me no. E’ presente nel suo Dna. La mafia ambisce ad essere un quarto potere, o comunque il vero potere. C’è il parroco, c’è il comandante della stazione dei carabinieri, c’è il sindaco e c’è il boss. Avere il sindaco in mano, oppure un assessore oppure anche un consigliere ti dà la possibilità di svolgere un altro ‘dovere deontologico’ del mafioso: “commettere delitti, acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”, recita ancora il 416 bis.


Quindi: Non c’è mafia senza intimidazione. Non c’è mafia senza rapporto con la politica.

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