di Adelia Pantano

Prestipino Ciconte “Rotte criminali. Viaggio tra le mafie italiane” è un itinerario da Nord a Sud tra le regioni maggiormente caratterizzate dalla criminalità organizzata e dalla corruzione. Il libro è stato presentato all’interno della seconda serata del festival TRAME, la manifestazione calabrese dei libri contro la mafia, alla presenza dell’autrice Giovanna Torre, di Enzo Ciconte, che ne ha curato l’introduzione, e di Michele Prestipino, intervistati da Gaetano Savatteri.

Un libro che parte da Reggio Calabria, attraversa le terre di Gomorra, gli scandali di EXPO, per giungere a Pavia. “Qui fino a qualche anno fa si guardava al fenomeno con disorientamento. Il Nord era un terreno incontaminato, fino al luglio del 2010, quando Milano si è svegliata con l’operazione Crimine-Infinito”, ha spiegato Giovanna Torre, docente presso il Collegio universitario Santa Caterina di Pavia. Qui nel 2012, tra la diffidenza di tutti è stato istituito un corso di laurea sulla storia delle mafie: “Proprio in quel periodo alcuni personaggi importanti della ASL locale vennero arrestati per rapporti con la ‘ndrangheta”.
Gli fa eco Enzo Ciconte: “C’è difficoltà al Nord a parlare di criminalità. Ma in questi ultimi anni si è verificato un cambio di percezione e un coinvolgimento da parte della popolazione.” Lo storico calabrese, esperto di ‘ndrangheta e titolare di un corso di storia della criminalità organizzata all’università Roma Tre, sostiene l’importanza che hanno gli studenti: “È un segnale importante il fatto che ci siamo quattro facoltà che abbiano deciso di aderire a questo progetto. È importante e anche più facile raggiungere gli studenti”.

Dal Sud al Nord. E non si può non parlare di Roma e delle indagine che negli ultimi tempi hanno segnato la capitale. Michele Prestipino, procuratore aggiunto alla DDA di Roma, è uno dei magistrati intervistati all’interno del libro: “Mafia, politica ed economia hanno sempre camminato insieme, sin dalla fine dell’ottocento con i primi omicidi eccellenti”, ha affermato il procuratore, “Da sempre abbiamo negato la presenza mafiosa che ha caratterizzato sin dalla nascita il nostro Stato. Ancora c’è la necessita di costruire la nostra identità.”
Prestipino oggi guida il pool di magistrati che si occupa della vicenda Mafia Capitale ma preferisce non entrare nel merito della vicenda: “A Roma c’è lo stesso atteggiamento che ha caratterizzato il sud Italia quando si negava il fenomeno. Bisogna esercitare la memoria perché queste non sono delle novità”. Non usa mezzi termini il procuratore: “C’è una ritrosia culturale ad ammettere tali fenomeni, bisognerebbe fare un’analisi di coscienza. Tutto questo avviene perché una buona parte della società è in malafede”.
Il libro conduce il lettore in un viaggio immaginario attraverso il Paese grazie alla testimonianza di magistrati che lottano contro mafie e malaffare tra cui Raffaele Cantone, Giancarlo Caselli e Giuseppe Borrelli. Non solo racconti processuali ma sentimenti, veri e proprio modi di portare avanti questa battaglia per un definitivo cambio di rotta.

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