di Claudio Campesi

Il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, nel tardo pomeriggio di ieri 13 febbraio, si è dimesso dalla carica di primo cittadino, seguito da dieci consiglieri di maggioranza. Procediamo con ordine e proviamo a mettere cronologicamente in fila alcuni profili affastellati della vicenda. Nella mattinata di ieri noi di Stampo Antimafioso abbiamo pubblicato un articolo per approfondire alcuni aspetti dell’operazione Faust, condotta dalla Dda reggina, che vede indagati più di 60 soggetti, 49 dei quali sottoposti a misure cautelari in attesa del processo, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, usura e procurata inosservanza di pena.

Tra questi compare proprio il nome di Giuseppe Idà cui viene contestato il reato previsto all’articolo 416 ter del codice penale, ovvero quello di scambio elettorale politico-mafioso. Finisce ai domiciliari il 18 Gennaio e ci rimane fino a qualche giorno fa (12 Febbraio) quando il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria sostituisce la misura cautelare precedentemente disposta con il divieto di dimora a Rosarno. «La mia condizione di esiliato mi impedisce di consegnarLe brevi manu questa comunicazione con la quale rassegno le mie formali ed irrevocabili dimissioni da Sindaco della città» questo l’incipit della lettera protocollata ieri pomeriggio (13 Febbraio) ed indirizzata al segretario comunale con la quale Idà ha inteso dimettersi dalla guida del Comune. Messaggio pubblicato anche sulla pagina Facebook ufficiale del primo cittadino, apprezzata con centinaia di likes, condivisioni e commenti di conforto e sostegno.

LE DIMISSIONI – Di seguito il messaggio integrale che continua così «Pur nella consapevolezza della mia assoluta estraneità ai fatti indecorosi che mi vengono contestati, ritengo opportuno che la cittadinanza sappia che ho interpretato il ruolo di Sindaco con abnegazione, con generosità e con sacrificio; e non ho mai, in nessun momento ed in nessuna circostanza, perseguito interessi diversi da quelli del bene pubblico, insieme ai consiglieri ed assessori che mi hanno accompagnato in questa esperienza amministrativa; ad essi sento di dovere esprimere sentimenti di gratitudine in queste drammatiche ore. La mia esperienza politica alla guida della Città può ritenersi conclusa; dal 18 Gennaio il mio unico pensiero è quello di salvaguardare la serenità della mia famiglia e di dimostrare la totale estraneità al reato che mi viene contestato. Tornerò alla mia vita, alla mia professione, ai miei affetti che per troppo tempo ho trascurato nel tentativo di “Cambiare” in meglio il nostro territorio. Auspico comunque che i quattro anni trascorsi alla guida della città, sempre all’insegna della legalità e dell’interesse pubblico, non si disperdano a causa di questo terribile ‘incidente’. L’unico rammarico è quello di chi è stato ingiustamente privato della libertà per la sola ‘colpa’ di essersi impegnato per il proprio ‘Paese’. Sono grato a quanti in questi giorni hanno manifestato fiducia nel mio operato; fiducia che, ribadisco, non è MAI stata tradita. Molto è stato fatto, ancora tanto rimane da fare; confido che anche la mia vicenda possa smuovere le coscienze delle tante persone che ancora stanno ai margini della vita pubblica e che hanno il dovere di impegnarsi per evitare che la nostra Calabria torni ad essere un luogo senza speranza». “Il dovere di impegnarsi per evitare che la nostra Calabria torni ad essere un luogo senza speranza”, scrive Idà, esattamente. È quello che tutti i calabresi onesti si augurano.

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