Gli avvocati della difesa, con una decisione inaspettata, hanno comunicato alla Corte la volontà di acquisire agli atti e utilizzare le deposizioni rese da Denise Cosco, nelle udienze del 20 settembre e 13 ottobre 2011. L’esame di venerdì 27 gennaio è servito quindi solamente per chiedere alla teste precisazioni e chiarimenti in merito a nuovi riferimenti portati dai testimoni ascoltati in questi mesi.

Denise, figlia di Lea Garofalo e Carlo Cosco, ha svelato di aver utilizzato per andare a scuola durante i periodi in cui viveva sotto protezione il nome di Sara De Rossi, così come sua madre si faceva chiamare Alessandra e in certe occasioni, come quando stettero a Udine, si presentavano come sorelle. Denise ha affermato che «Non so quali documenti avessimo, io non ci ho mai fatto caso perché i miei li teneva Lea e lei mi diceva di utilizzare questi nomi. Quando si è nel programma di protezione ci sono delle persone che provvedono all’iscrizione a scuola e a tutto il resto». Riguardo al periodo trascorso a Fabriano, Denise ha detto che secondo lei in quel momento la madre possedeva i documenti di copertura, «perché sono sicura che mia madre con i documenti originali non avrebbe mai lavorato. Non è una certezza, è una mia deduzione».  Rispondendo alle domande dell’avvocato Daniele Steinberg, Denise ha quindi confermato come Lea fosse sicura della responsabilità dei parenti paterni, i Cosco, nell’incendio dell’auto avvenuto a Bergamo di fronte a casa loro nel 2000. Denise ha concluso la sua testimonianza affermando di non ricordare l’incontro tra la madre e il padre a Campobasso, dopo che lei e Lea erano rimaste chiuse fuori di casa e negando di essersi abbracciata a lungo la prima volta in cui aveva visto Carlo Cosco a Pagliarelle, nel maggio successivo all’aggressione subita a Campobasso.

Durante la giornata, fuori dal tribunale di Milano, ragazzi e ragazze di Libera, associazione antimafia, hanno distribuito volantini e appeso uno striscione che ricordava l’avvicinarsi della scadenza di custodia cautelare per i sei imputati nel processo per l’omicidio di Lea Garofalo. La scelta di esprimere vicinanza a Denise nella sua decisione di costituirsi testimone di giustizia contro i suoi familiari è stata positiva, visto l’entusiasmo con cui questi giovani hanno raccontato l’iniziativa.

Prima di Denise, la Corte presieduta dal giudice Anna Introini aveva continuato l’udienza del teste Christian Fabio Persuich, già ascoltato la scorsa udienza, il maresciallo dei Carabinieri di Milano che per primo aveva cominciato le indagini sulla scomparsa di Lea Garofalo. Persuich, in particolare, ha spiegato: «Abbiamo fatto controlli nella banca dati per capire chi avesse fatto accessi sui nomi di Lea Garofalo e Denise Cosco. Per Lea il risultato è stato negativo, mentre per Denise l’esito è stato positivo in data 20 novembre 2004, ma la ricerca all’epoca non aveva fornito alcuna informazione». Rispondendo poi alle domande degli avvocati della difesa, il maresciallo Persuich ha illustrato il funzionamento dei sistemi di rilevazione territoriale tramite telefono cellulare utilizzati per le indagini ed ha ripercorso in maniera precisa il trascorso di Lea Garofalo dentro e fuori il programma di protezione: «L’ingresso di Lea nel programma è avvenuto il 10 agosto 2001. Il 14 e 15 novembre 2002 si è allontanata spontaneamente, mentre era ad Ancona, per poi rientrare il 16 novembre e trasferirsi in altra località. Per quattro anni ha vissuto ininterrottamente protetta, poi il 20 luglio si è trasferita in provincia di Bergamo uscendo dal programma, per rientrarvi il 2 novembre 2006. Passando al 2009, dal 6 aprile al 7 maggio è uscita dal programma di protezione, per poi abbandonarlo definitivamente il 12 maggio 2009». La deposizione del maresciallo dei Carabinieri riprenderà nell’udienza del 31 gennaio, quando il rappresentante dell’Arma dovrà tornare con nuove documentazioni richieste dalla difesa degli imputati.

In conclusione all’udienza, gli avvocati difensori hanno avanzato numerose richieste alla Corte: la testimonianza di Miletta Marco, in merito all’incendio dell’auto a Bergamo; accertamenti su chi abbia mandato somme di denaro a Lea durante il periodo di protezione; conoscere con quale scadenza il Nop (Nucleo operativo di protezione) abbia dato a Lea delle somme di denaro e conoscere se le avessero fornito dei documenti di copertura. L’avvocato Steinberg ha anche richiesto alla Corte di non considerare valida l’affermazione fatta dal maresciallo Persuich riguardo la richiesta fatta a Denise, dopo la deposizione in caserma del 25 novembre 2009, se si fidasse ad andare via con il padre: «la ragazza mi ha risposto che era tranquilla perché sapeva che l’unico obiettivo era la madre». Questa frase, non inserita nel verbale di deposizione, è stata fortemente criticata dagli avvocati difensori. La Corte comunicherà all’inizio della prossima udienza le decisioni prese in merito alle richieste ricevute.

Le udienze riprenderanno martedì 31 gennaio, con la nuova testimonianza del maresciallo Persuich e del teste Amodio.

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