È stata un’udienza veloce quella di venerdì 20 gennaio. I testimoni chiamati a comparire davanti alla Corte erano tre, ma uno di questi, come già accaduto nella scorsa udienza, si è avvalso della facoltà di non rispondere: si tratta di Elisa Vona, giovane convivente dell’imputato Rosario Curcio da cinque mesi prima del suo arresto. Gli avvocati difensori hanno poi negato il consenso all’acquisizione dei verbali rilasciati dalla teste ai carabinieri.

Il primo teste a rispondere alle domande di fronte al giudice Anna Introini è stato quindi Michele Caputo, maresciallo dei carabinieri di Campobasso. Interrogato dall’avvocato Daniele Sussman Steinberg, difensore di Carlo Cosco, il maresciallo ha spiegato di non aver visto nessuno oltre all’avvocato di fiducia, al padre e al cognato di Cosco Carlo nella caserma di Petilia Policastro il giorno del suo arresto. Il teste ha escluso che Denise Cosco fosse presente in quella occasione e che abbia consegnato una lettera al padre.

L’unico testimone che ha risposto alle domande del pm Tatangelo è stato Salvatore Cappa: residente a Verona, nel febbraio 2010 era a Milano per lavoro e aveva accompagnato Gaetano Crivaro alla caserma dei carabinieri, due settimane prima che venisse arrestato, per un interrogatorio riguardante la scomparsa di Lea Garofalo. Cappa ha raccontato il dialogo avuto con Crivaro dopo l’interrogatorio, che è stato anche intercettato dalle forze dell’ordine grazie ad una microspia nascosta nell’auto di quest’ultimo. Il teste ha confermato la dinamica già raccontata la scorsa udienza da Giuseppe Marino, a partire dalla “richiesta di un preventivo a livello edilizio” da parte di Sergio Cosco a Crivaro, che successivamente si era incontrato al Mc Donald’s di Cormano con Carmine Venturino che gli aveva chiesto le chiavi del suo magazzino, dove da qualche mese aveva lasciato la propria macchina incidentata.

Prima della conclusione dell’udienza, l’avvocato di parte civile Maria Rosa Sala che rappresenta il Comune di Milano ha chiesto di poter mettere agli atti una videoinchiesta del sito www.corriere.it e una rassegna stampa del Corriere della Sera inerenti a Milano. A questa richiesta si sono opposti gli avvocati della difesa, in particolare Sussman Steinberg, che dopo aver descritto il lavoro dei giornalisti come “commenti di articolisti sul processo in corso, fortemente condizionato dagli strumenti diabolici che parlano della vicenda con particolari suggestivi”, ha affermato di non riscontrare nei documenti il rapporto causale tra il danno al Comune di Milano e il processo in corso, perché non contenenti elementi di prova. Il pm Marcello Tatangelo, pur ricordando di essere stato scettico sulla scelta iniziale di ammettere il Comune di Milano tra le parti civili, ha affermato che la rilevanza degli articoli non stava nelle opinioni dei giornalisti e ha aggiunto che non vi era stata analoga opposizione da parte della difesa riguardo l’acquisizione della rassegna stampa sul tema dell’anno 2009/2010.

La Corte, dopo essersi ritirata, ha consentito l’acquisizione degli atti in quanto si trattava  “Di rassegna stampa, a prescindere dal contenuto e dalla forma degli articoli, che attesta fatti storici quali la pubblicazione e la divulgazione di temi attinenti la domanda risarcitoria”.

La prossima udienza, in programma lunedì 23 gennaio 2012, vedrà la testimonianza di Marisa Garofalo, sorella di Lea.

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