3 febbraio, prima aula della Corte di assise del tribunale di Milano, due i dati caratterizzanti la giornata: il freddo che penetrava nelle ossa e il dolce sottofondo, la lettura dei tabulati che è proseguita dalla scorsa udienza ad opera del Maresciallo Capo Giulio Buttarelli. Altre cinque ore di nomi, orari, locazioni e numeri di telefono: lo strumento principale per ricostruire i movimenti dei sei imputati (solo cinque presenti in aula: assente Carlo Cosco) nei giorni antecedenti e successivi la scomparsa di Lea Garofalo. La lettura è stata interrotta nel corso della giornata per non far attendere il secondo testimone in programma: il dottor Roberto Testi, consulente tecnico specializzato in medicina legale.

Al dottor Testi fu chiesta, dal pm Marcello Tatangelo, una perizia per accertare se sia possibile sciogliere un corpo nell’acido e nel caso di risposta affermativa quale sia l’acido migliore, quale la via da seguire e i tempi richiesti da tale pratica. Il perito ha iniziato l’esposizione del suo lavoro avvertendo come non fosse presente letteratura scientifica su tale argomento, per tale motivo ha proceduto prima con delle ricerche, avvalendosi degli scritti che trovava e successivamente ha compiuto degli esperimenti in laboratorio. L’unico articolo che ha trovato in merito è uno studio dell’Università di Palermo e parla di un esperimento volto a sfatare l’opinione riportata da più pentiti secondo cui per sciogliere un corpo nell’acido siano necessari pochi minuti. Oltre a tale scritto si è avvalso anche di atti giudiziari e altri documenti che riportano testimonianze di pentiti, “non è materiale scientifico ma da un’idea” ha precisato il dottor Testi.

Nel corso della fase di sperimentazione ha escluso gli acidi difficili da trasportare e da gestire e ha utilizzato l’acido cloridrico, l’acido solforico, l’acido nitrico, quello muriatico e l’acqua regia. Ad eccezione di quest’ultima, utilizzata in industria per la lavorazione di metalli, sono tutti relativamente facili da rinvenire sul mercato: lui li ha comprati in un colorificio. A questo punto si è munito di altrettanti contenitori di plastica (la plastica resiste agli acidi). In ognuno di essi vi ha posto un trancio di costato di maiale del peso di 1kg e vi ha aggiunto l’acido corrispondente, con un rapporto 1kg:1l.

Il peggiore è risultato essere l’acido solforico: lascia residui. Gli altri acidi nell’arco di 48-72 ore hanno completato il loro lavoro sciogliendo del tutto il blocco di carne e ossa. I più veloci sono stati l’acido cloridrico concentrato e l’acqua regia. Tutti hanno lasciato come residuo una schiuma: emulsione dei grassi presenti nella carne, che l’acido non riesce a sciogliere. In compenso è un residuo facilmente lavabile con acqua: il perito ha dichiarato di averla versata in un’aiuola e che questa sia scomparsa senza lasciare tracce. Il pm Marcello Tatangelo ha quindi chiesto una serie di precisazioni al tecnico forense. Ad esempio come cambiano i tempi di corrosione al variare della massa del corpo: se la proporzione tra acido e materia da sciogliere non cambia, non variano con essa, per un corpo di 50 kg è sufficiente avere 50 litri di acido. Il Pubblico Ministero ha accompagnato la domanda – “e se rimestassimo il tutto potremmo guadagnare del tempo?” – con un gesto capace di evocare un’immagine molto forte: giungendo le mani si è messo a ruotare davanti a sè le braccia. Ottenuta una risposta affermativa da parte del teste, ha provveduto a scusarsi con la Corte per il gesto che “però ha raggiunto lo scopo”.

Dopo il contro interrogatorio degli avvocati della difesa è ripresa la recitazione dei tabulati da parte del teste Giulio Buttarelli. In particolare nella giornata del 24 novembre 2009 sono stati ricostruiti i contatti fra Carmine Venturino e Massimiliano Floreale; il cambio di programma di Rosario Curcio che la sera interruppe il viaggio verso Vimodrone, probabilmente per raggiungere la sua ragazza, per tornare quindi in centro ed incontrarsi con Carmine Venturino; il loro viaggio per arrivare al luogo dell’appuntamento con Gaetano Crivaro al fine di ottenere le chiavi del magazzino. Le celle agganciate dai cellulari degli imputati hanno permesso di localizzare, durante tutto la giornata del 25 novembre, presso il magazzino gli imputati Vito Cosco, Rosario Curcio e Carmine Venturino, che per di più si trovava in tale luogo fin dalla sera precedente.

Il Maresciallo Capo ha quindi spiegato come, tramite il software SFERA (un sistema di analisi di tutte le informazioni che possono entrare a far parte di un’indagine investigativa), abbia correlato due anni di tabulati degli imputati al fine di trovare anomalie nei giorni in oggetto. Da ciò è risultato un comportamento anomalo, rispetto alle loro abitudini, negli imputati Massimo Sabatino, Carmine Venturino e Rosario Curcio. Il quale ad esempio, nell’arco di due anni, esclusi i giorni in considerazione, non era mai andato al magazzino di Crivaro.

Conclusa tale fase la difesa, estenuata dal lungo ascolto, ha chiesto ed ottenuto di poter rinviare il contro interrogatorio del teste alla prossima udienza del 9 febbraio. Il processo è giunto alla prima tappa significativa: il pm Marcello Tatangelo ha concluso i suoi testimoni, dalla prossima udienza sarà il turno di quelli della difesa. La quale ha inoltre comunicato che solo l’imputato Carlo Cosco si sottoporrà ad interrogatorio in aula.

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