Di Giorgia Venturini

massimo ponzoniRisuona un’unica parola in un’aula del secondo piano del Palazzo di Giustizia di Monza in questo venerdì santo piovoso. Colpevole. Il giudice, leggendo la sentenza, la pronuncia cinque volte. Cinque come i protagonisti-imputati di questo processo iniziato anni fa su richiesta dei pm Donata Costa e Walter Mapelli e del gip del Tribunale di Monza Maria Rosaria Correra. Colpevoli sono Massimo Ponzoni, 42 anni, ex assessore regionale del Pdl, nonché ex segretario della Presidenza del Consiglio regionale, e la sua <<squadra>> composta da Antonino Brambilla, ex vicepresidente della Provincia ed ex assessore all’urbanistica di Desio, Rosario Perri, ex responsabile dell’ufficio tecnico di Desio poi diventato assessore provinciale, Franco Riva, ex sindaco di Giussano, e Filippo Duzioni, imprenditore immobiliare bergamasco.  

10 anni e 6 mesi di reclusione. Più un risarcimento alle parti civili di 80 mila euro al comune di Desio, 120 mila euro alla Regione Lombardia e 2 milioni di euro alle società fallite, amministrate da Ponzoni, quali Il Pellicano s.r.l. e l’immobiliare Mais s.r.l. Questa la condanna in primo grado per Massimo Ponzoni. L’atto finale di un processo che lo vide imputato di concussione, corruzione, finanziamento illecito al partito, bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita. Questa la resa dei conti di una carriera politica e imprenditoriale macchiata da scambi di favori e poltrone con altri politici corrotti e da ormai accertati rapporti con le cosche ‘ndranghetiste locali. Ma andiamo per ordine. L’inchiesta della Procura di Monza è iniziata nell’estate del 2010 dal crac dell’immobiliare Il Pellicano seguita poco tempo dopo dal dichiarato fallimento dell’azienda immobiliare Mais s.r.l., entrambi operanti nel Comune di Desio. Col tempo, però, le indagini svelano di più. Secondo gli inquirenti Filippo Duzioni avrebbe pagato Ponzoni per modificare la destinazione d’uso – da agricolo ad edificabile – di territori inseriti nei Pgt dei Comuni di Desio e Giussano, oltre a un compenso di quasi 300 mila euro per sostenere le spese inerenti la campagna elettorale. In cambio Ponzoni avrebbe garantito posti assessorili e poltrone in Provincia.

A fare da cornice a questo processo brianzolo sono stati i rapporti tra Massimo Ponzoni e il clan ‘ndranghetista locale dei Moscato, operanti a Desio e dintorni ma originari di Melito Porto Salvo, a conferma del fatto che politica e ‘Ndrangheta per anni sono andate a braccetto in Brianza. Di notevole importanza, durante le prime udienze del processo nel 2012, la testimonianza di Domenico Zama, genero di quell’Annunziato Moscato arrestato nell’ambito dell’Operazione Infinito,  poiché ritenuto tra i capi della Locale di Desio. Secondo le dichiarazioni di Zama, i legami con l’organizzazione criminale si intensificarono durante le elezioni regionali del 2005, quando i Moscato assicurarono voti a Ponzoni. Circostanza, poi, confermata dallo stesso Ponzoni durante un’intercettazione telefonica.

Colpevole è Massimo Ponzoni e la sua <<squadra>>. Tutti responsabili di appartenere a quel sistema velenoso dominato da corruzione e criminalità che, seppur nascosto, ormai da anni regola la  fitta rete politico-imprenditoriale lombarda. Tutti, per il Tribunale di Monza, condannati a scontare anni di reclusione. Ecco la resa dei conti per chi decide per una politica corrotta in Brianza.

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