di Andrea “Leo” Leoni e Andrea Vescarelli

29/08/2012, Lecco.

Ieri sera a Valmadrera è stato proiettato il film-documentario “Il Sangue Verde”, in cui sono state evidenziate, anche in modo crudo e molto esplicito, i fatti e le violenze accadute a Rosarno, un paese della piana di Gioia Tauro, i primi giorni del 2010. Le immagini del video, girato poche settimane dopo la fuga degli immigrati dal paese, ci hanno mostrato le condizioni in cui erano costretti a vivere e a lavorare, privati della loro dignità di esseri umani. Il film ha suscitato reazioni fortissime e anche intime negli spettatori, un lungo silenzio ha accompagnato la fine della proiezione, un momento in cui qualsiasi parola sembrava inutile.

La giornata di oggi, invece, si è suddivisa in due fasi: un impegno pratico prima e un momento formativo poi. Tutta la mattinata è stata impiegata per pulire la sede scout Agesci, che ospita per il secondo anno i volontari del campo, “Rendi il mondo migliore di come l’hai trovato”. Ciascuno dei partecipanti ha potuto contribuire al progetto collettivo mediante le sue capacità e tenendo conto dei propri limiti, operando in perfetta sinergia senza sfociare in alcun contrasto o conflitto.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un proliferare di fiction televisive sulla mafia e sull’antimafia, che hanno contribuito a costruire un immaginario del mafioso come un eroe solitario, la mafia per il proprio riscatto sociale. La riflessione del pomeriggio si è snodata su questo tema: abbiamo provato a confrontarci e cercare di capire come noi vediamo gli uomini della mafia. E da qui ci siamo resi conto di quanto la televisione abbia influenzato la nostra concezione degli “uomini d’onore”. Inconsapevolmente questo messaggio è passato anche nelle nostre teste e la cosa ci ha sorpreso e fatto capire di quanto sia fondamentale rimanere sempre vigili e continuare a sviluppare il senso critico, che ci aiuta a diventare cittadini migliori.

Subito dopo abbiamo incontrato due volontarie del movimento “Pax Christi”, con le quali abbiamo riflettuto del significato del termine “non-violenza”, ottenendo risposte molto variegate e inaspettate. Durante l’incontro è stata proposta un’attività diversa: un gioco. Dopo aver diviso in due squadre il gruppo, ci sono state spiegate le finalità, ed è stato questo che ci ha sorpreso di più: scopo del gioco non era che una delle due squadre ottenesse un punteggio maggiore prevalendo sull’altra, ma che la somma dei punteggi fosse più alta possibile.

Una giornata, questa, carica di spunti di riflessione che metteremo in valigia.

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