Di Gianluca Palma

Si intitola “Roma tagliata male”il dossier frutto del lavoro dell’Associazione antimafie daSud, impegnata da più di un anno a denunciare la forte presenza criminale nella Capitale.

Roma tagliata maleRoma è sempre più ostaggio della droga e delle mafie. Lo afferma  il dossier “Roma tagliata male” a cura dell’Associazione antimafie daSud, edito da Terrelibere.org nel dicembre 2013, frutto della campagna lanciata nel maggio dello scorso anno “Roma città di mafie”. Si tratta di un lavoro a più mani nel quale si racconta dettagliatamente come le mafie a Roma sono vive e vegete e “succhiano il sangue alla Capitale”, determinando “profonde trasformazioni del paesaggio sociale della città”. L’intero territorio laziale e Roma in particolare rappresentano un nodo centrale, infatti si trovano al secondo posto per operazioni antidroga, dopo la Lombardia. E’ la stessa Direzione Nazionale Antimafia ad affermare, nella relazione del dicembre 2013, che nei circuiti delle droghe coesistono tutte le associazioni criminali sul territorio, sia le mafie autoctone che quelle straniere, alleandosi spesso fra esse.

Per la cocaina che arriva continuamente e in grosse quantità dall’America Latina, la porta d’accesso è l’aeroporto internazionale di Fiumicino, con i suoi circa trentotto milioni di passeggeri annui e con settecento uomini delle sole Fiamme Gialle poste a presidio dello scalo pronti a intercettare decine di passeggeri sospettati di portare con sé la ‘polvere bianca’. La cocaina viene trasportata nei modi più impensabili, ingerita dagli ovulatori o nascosta tra i container dello scalo merci, ma anche tra i bagagli di passeggeri a prima vista insospettabili. Nell’aprile 2013 gli uomini della Guardia di finanza hanno fermato una ventenne italiana che aveva nascosto sei kg di coca nel latte in polvere della figlia piccola al seguito. Dall’Africa arrivano anche altre sostanze come il khat, droga etnica proveniente dal Corno d’Africa che ha come porte di accesso all’Europa quei Paesi come la Gran Bretagna dove non è considerata illegale e dai quali riparte per la Capitale.  Poi c’è il porto di Civitavecchia dove arrivano principalmente hashish e marijuana dalla penisola iberica e dal Nord Africa. Ma oltre a Fiumicino e Civitavecchia, i gruppi criminali della Capitale si riforniscono anche dalle famiglie di ‘ndrangheta della Locride e della Piana, che fungono da smistamento tramite il porto di Gioia Tauro, dove approdano ingenti carichi di droga provenienti dai Narcos del Sud America.

Un quadro estremamente stratificato dunque, dove la Città Eterna è preda dei gruppi criminali che nel corso degli anni hanno consolidato un efficiente controllo sul territorio laziale e capitolino.  “Con questo dossier denunciamo che la Capitale è ormai da tempo succube delle mafie dedite principalmente allo spaccio delle droghe – afferma Danilo Chirico, curatore del progetto ‘Roma tagliata male’ – un sistema che inquina in gran parte il tessuto economico e sociale della città, togliendo a molti giovani la speranza di un’alternativa e di un futuro”. Uno dei quartieri dove si tocca con mano quotidianamente la presenza della criminalità è San Lorenzo, dove da sempre  gravitano gli universitari che nei weekend e non solo popolano le vie piene di locali e punti di ristoro per divertirsi. Un quartiere dalle mille sfumature dunque, che oltre alla movida ‘ospita’ anche gli spacciatori che “giocano a guardie e ladri con le forze dell’ordine” poste a presidio dipiazza dell’Immacolata, la piazza principale, teatro di risse tra i pusher che, nelle sere in cui ‘Sanlollo’ si popola, si contendono i clienti. Proprio per dare una mano a quei giovani vittime del consumo delle droghe e arginare il degrado, a San Lorenzo opera “Nautilus”, un’associazione di volontari che assiste coloro i quali cercano lo sballo come forma principale di divertimento.

Il loro contributo non sta nel prevenire l’uso delle sostanze stupefacenti, piuttosto spiegano ai ragazzi gli effetti collaterali delle varie sostanze sintetiche che hanno preso. Uno dei tanti problemi legati al mondo delle droghe è proprio la continua sperimentazione commissionata dal crimine organizzato, che ha immesso nel mercato europeo le cosiddette smart drugs “droghe furbe”, pasticche composte da un miscuglio esplosivo di cannabis sintetica, khat, kratom, ketamina e salvia divinorum, che non è certo una pozione magica dei romanzi di Harry Potter. Il Ministero della Salute – spiega il dossier – confermerebbe questo dato allarmante: circa 280 nuove sostanze messe in circolo negli ultimi quattro anni, il nuovo mercato della droga. “Abbiamo cercato di fare emergere ciò che sta dietro agli spacciatori della strada che sono anche l’anello più debole della catena – ha spiegato Carmen Vogani, fra gli autori del dossier –; ci interessava scoperchiare tutto il macro sistema droga invisibile agli occhi e legato appunto alla criminalità organizzata”.

Poi c’è il Pigneto, un gioiellino racchiuso tra Porta Maggiore, la via Casilina e la Prenestina, pieno di locali, circoli Arci, caffè letterari e sedi di associazioni, un vero e proprio “divertimentificio”, come viene definito nel dossier. Nell’isola pedonale, il cuore del quartiere, dove di giorno si trova un mercato popolare di sera regna il degrado, vi sono spacciatori di varie etnie che, come a San Lorenzo fanno ormai “parte dell’arredamento urbano”: magrebini, tunisini, gambiani, senegalesi, oltre agli italiani, che condividono, o meglio, si suddividono lo stesso fazzoletto di terra, rivolgendo a tutti i passanti la solita domanda “erba, fumo?” e anche qualcos’altro. Le mafie hanno scelto questa zona della città come una delle piazze di spaccio più importanti dell’intera Capitale a scapito degli abitanti che sono estenuati da questa situazione di forte degrado.

Non c’è zona della città che sia immune dai traffici criminali. Le periferie come San Basilio, Tor Bella Monaca, Rebibbia, ma anche Tor Pignattara, la Romanina, Primavalle, da nord a sud da est a ovest, le organizzazioni criminali controllano ormai capillarmente la città. Alla Romanina, dove vi sono le ville del clan Casamonica, famiglia di zingari che controlla il quadrante sud-tuscolano, per comprare la coca la prassi è quella di bussare direttamente al citofono degli spacciatori e attendere al portone il quantitativo richiesto. Tor Bella Monaca è fra i quartieri dove gira più eroina in assoluto, alcuni palazzi funzionano da bunker, con covi nascosti e sentinelle poste a controllare il via vai di gente che si reca apposta lì per fare approvvigionamento della “migliore roba di Roma”.

La droga costituisce un giro di affari che frutta milioni di euro che poi vengono reinvestiti, inquinando così interi settori economici, dall’edilizia al commercio, truccando la concorrenza, falsando il mercato del lavoro e anche il welfare. Sono molte, infatti, le famiglie che riescono a tirare avanti “stipendiate” dalle organizzazioni criminali, alle quali offrono i loro appartamenti come bunker della droga, venendo ricompensate con oltre cinquecento euro al mese. “Le mafie in questo modo fanno welfare – denunciano a gran voce gli autori del dossier – ed è un problema che riguarda tutti, nessuno escluso”.

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