di Francesca Di Bastiano e Manuel Pierobon 

La mattina del campo è iniziata a Galbiate presso un bene confiscato alla ‘ndrangheta e in questo caso si tratta di una villa su più piani, con vista panoramica sulla città di Lecco e i laghi di Garlate e Olginate. Questa villa era usata per i meeting mafiosi data la sua posizione strategica: lontananza dal centro abitato e in strada a fondo chiuso, facilmente controllabile da un semplice “palo” all’ingresso della via. Anche la scelta dei luoghi non è mai stata casuale e permetteva di conoscere e prevedere anche gli spostamenti delle forze dell’ordine. La villa di Galbiate rispondeva benissimo a queste esigenze.

La villa diventerà presto un osservatorio antincendio in gestione al Corpo Forestale dello Stato. La sua posizione strategica di osservatorio sul territorio sarà utile agli agenti per prevenire gli incendi. Il CFS oggi ci ha mostrato il bene, evidenziando come in Lombardia sia presente una criminalità organizzata che non fa molto clamore con sparatorie, ma che preferisce essere più silenziosa ed infiltrarsi nei gangli della finanza e dell’amministrazione pubblica. Il Comandante ci ha illustrato qual è la loro principale funzione sul territorio, ovvero il monitoraggio per scoprire i traffici di rifiuti pericolosi. Fondamentale è anche il ruolo di promozione e sensibilizzazione che svolgono nelle scuole e con i cittadini (il CFS è partner di Libera nel progetto “Libera la natura”): solo una società informata è libera dalle sottomissioni dei poteri mafiosi.

In Lombardia la mafia fonda la sua attività tanto sui “classici” traffici illeciti di droga e prostituzione, ma molto anche sul riciclaggio di denaro “sporco”, entrando nelle attività “legali” del territorio grazie alla collusione tra politica, amministratori e imprenditori.

Dopo l’incontro con gli uomini della Forestale abbiamo fatto visita agli scavi archeologici del Parco Monte Barro (risalenti al V sec. d.C.) con le guardie ecologiche. La maggior parte dei reperti, ci hanno spiegato, sono stati catalogati e raccolti nel Museo etnologico dell’Alta Brianza; il Parco, inoltre, ha il compito di tutelare la flora e la fauna del luogo.

La visita presso la S.I.L.E.A., società che appartiene a 92 comuni della Provincia di Lecco e Como, che gestisce il termovalorizzatore, l’impianto per la produzione di energia a partire dall’incenerimento dei rifiuti indifferenziati, ci ha permesso di chiudere il cerchio. A differenza di altre zone del nostro Paese, in cui le mafie si arricchiscono e fanno affari sfruttando “la munnezza”, in questo territorio diventa fonte di ricchezza e lavoro per tutti. Una dimostrazione del fatto che dove c’è comunione di intenti e la cosa pubblica viene gestita con trasparenza e al servizio della cittadinanza, tutto può funzionare legalmente: anche lo smaltimento dei rifiuti.

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