di Francesca Gatti – inviata da Trame.4, Lamezia Terme. Calabria

Palazzo Nicotera, 21 giugno, h 18,30

chinniciGli occhi le brillano, lucidi, ed il sorriso è appena abbozzato, accennato, pare quasi intimorito ed imbarazzato per quello che ha potuto vivere, per quello che le è stato raccontato, e per quello che oggi ci restituisce.

Eleonora Iannelli è una giornalista che, insieme al collega e marito Fabio De Pasquale, ha scritto il libro Così non si può vivere. La storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili. Il giudice in questione è Rocco Chinnici, creatore del pool antimafia, prima vittima – insieme agli uomini della scorta – di un’autobomba al tritolo, concepita appositamente per l’occasione, il 29 luglio 1983.

La sfortuna di Rocco Chinnici è quella di esser rimasto nell’ombra; ma dall’ombra, trent’anni dopo, è riemerso. “Ci sentivamo in obbligo di restituire dignità storica ad un personaggio rimasto in secondo piano rispetto ad altri”, affermano gli autori. Così il giudice istruttore è resuscitato dagli archivi, dalle testimonianze, dalle ricostruzioni, dal suo inedito diario, per la prima volta pubblicato in appendice al testo. “Chinnici è stato sdoganato con colpevole ritardo”, aggiunge il giornalista Carmelo Sardo, mediatore dell’incontro tenutosi durante la quarta giornata del Festival. Indubbiamente il fatto che la sua esecuzione sia stata fissata per un giornata di fine luglio, ne rende ancora più difficile il ricordo e la commemorazione, ostacolati dalla chiusura delle scuole e dalla partenza per le vacanze. Il libro nasce per volontà dei figli: Giovanni, Elvira e Caterina. Quest’ultima in particolare l’ha fatto rivivere, il suo papà, anche attraverso un altro ricordo: il suo, quello intimo e personale confluito nel libro E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte.

La vera forza del testo sta nell’aver presentato prima di tutto l’aspetto umano di questa figura, il suo essere uomo e padre, ancor prima che giudice: “Chinnici era un uomo come tanti, un padre di famiglia, semplice e modesto, un gran lavoratore che di certo non amava apparire e che non aveva l’ambizione di diventare un eroe”, spiega l’autrice, tanto che il titolo pensato in alternativa a quello attuale sarebbe dovuto essere – ci rivelano i giornalisti – Il giudice papà.

“Il libro raccoglie una storia triste del nostro Paese, ma lascia dietro di sé una scia di speranza”, la stessa che, a detta di De Pasquale, il giudice provava a trasmettere andando a parlare coi ragazzi nelle scuole.

Carmelo Sardo, conclude il suo intervento consigliandone la lettura, “scorrevole e appassionante” e menzionando la casa editrice Castelvecchi, che ha avuto, dopo tutto questo tempo ed il relativo silenzio, “il coraggio di pubblicarlo”.

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