Milano, 29 settembre. Inizia alle 10.30, in ritardo, la nona udienza del maxi-processo Infinito.   Dopo le intemperanze degli imputati durante la scorsa udienza il giudice ammonisce che, in caso di reiterazione, il processo procederà senza la loro presenza.

Il primo teste è il colonnello Roberto Fabiani. Il giudice Maria Luisa Balzarotti chiede alcune spiegazioni sulla sua deposizione dell’ultima udienza, in particolare sulla terminologia ‘ndranghetista emersa dalle intercettazioni, fornendo anche il dettaglio di tali intercettazioni. Inizia così un’ ampia lista di termini tra i quali  ‘ndrina, dote, quartino, trequartino, stella, mamma santissima, santa, padrino e molti altri seguiti dai  numeri progressivi, dalle date e dai soggetti delle intercettazioni. Un lunghissimo elenco che porta il Colonnello dei carabinieri a parlare per quasi un’ora e mezza. Elenco reso necessario anche perchè la difesa non ha voluto accordarsi per acquisire d’ufficio la lista. Il teste viene poi interpellato sugli elementi che hanno portato a individuare nelle intercettazioni alcuni rappresentanti delle Forze dell’Ordine. Il carabiniere specifica che, pur non ricordando a memoria gli elementi, sono disponibili gli atti con i dettagli. Il teste conclude precisando, su richiesta, l’arco temporale dell’indagine e spiegando che per “omogeneità territoriale” degli appartenenti alle locali lombarde si riferisce al luogo di provenienza e non a quello di residenza degli affiliati.  L’accusa chiede al Colonnello se sa da quale parte della Calabria provenga Vincenzo Mandalari. Il colonnello, senza scomporsi, dichiara di non ricordarlo.

Il secondo teste è il tenente Luca Latino, Comandante del Nucleo dei carabinieri di Monza. Il PM Alessandra Dolci domanda quali altri nuclei o reparti delle Forze dell’Ordine abbiano partecipato all’indagine e quali filoni d’indagine siano stati loro assegnati. Il Tenente risponde in modo puntuale fornendo il quadro d’insieme del coordinamento delle indagini: al Nucleo dei carabinieri di Desio è stato affidato il filone della locale di Desio, lo stesso per Seregno anche se, in questo caso, i carabinieri di Seregno stavano già indagando sulla locale di Seregno-Giussano a causa della faida interna che aveva portato all’esecuzione di Rocco Cristello, capo della locale, nel marzo 2008. Le indagini effettuate sulle locali di Erba e Canzo invece sono state portate avanti dai ROS di Torino, mentre i ROS di Milano si sono concentrati sulle dinamiche che hanno coinvolto la Perego Strade.La DIA di Milano invece si è occupata principalmente della locale di Pavia. Altre collaborazioni sono avvenute in Calabria, come il filone “Patriarca” gestito dalla squadra mobile di Reggio Calabria e la maxi-operazione Solare dove è interventuto il ROS di Roma. Dalla deposizione emerge la dinamica con cui il 12 Giugno a Grotteria (RC) si svolse una riunione che sancì l’ordine di uccidere Carmelo Novella, capo della “Lombardia”, per le sue mire secessioniste dalla madrepatria calabrese.  Il Pubblico Ministero chiede poi al teste di elencare tutte le locali lombarde sotto indagine e di citare tutte le intercettazioni dove quelle vengono nominate.  L’elenco delle intercettazioni è lungo, la difesa non ha voluto accordarsi su una formula che poteva evitare la lettura rispettando le esigenze dell’accusa e il teste per il resto dell’udienza ha snocciolato le intercettazioni richieste.

La prossima udienza è stata convocata per il 6 Ottobre alle ore 9.30 nell’aula bunker di piazza Filangieri.

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